Calder in tutti i sensi

Per evidenziare l’influenza che lo scultore statunitense ebbe sugli artisti venuti dopo di lui, venti sue opere dialogano nella Kunsthal con 10 installazioni contemporanee

Ernesto Neto, «It happens when the body is anatomy of time», 2000. Foto: John McKenzie
Elena Franzoia |  | Rotterdam

Fino al 29 maggio la Kunsthal propone «Calder now!». Venti sculture del maestro statunitense, molte delle quali esposte per la prima volta nei Paesi Bassi, si misurano con 10 installazioni contemporanee che portano la firma di Olafur Eliasson, Žilvinas Kempinas, Simone Leigh, Ernesto Neto, Carsten Nicolai, Aki Sasamoto, Roman Signer, Monika Sosnowska, Sarah Sze e Rirkrit Tiravanija.

Curato da Dieter Buchhart e Anna Karina Hofbauer e in collaborazione con la Calder Foundation di New York, l’ambizioso progetto espositivo si propone di evidenziare la fondamentale influenza dell’artista statunitense sull’arte contemporanea, concretizzata in un’eredità fatta, come sostengono i curatori, di «installazioni enigmatiche che sfidano la gravità, sculture che inducono straordinarie esperienze ottiche, una visione dell’arte che fa appello a tutti i sensi».

Cuore della mostra è infatti la grande sala della Kunsthal in cui sono esposti i lavori più rappresentativi e rivoluzionari della carriera di Calder, dalla prime opere meccaniche come la celebre «Piuma blu» (1948) o «Red Disc and Gong» (1940) alle sculture monumentali.

Il tributo degli artisti contemporanei riecheggia il lascito di Calder in suggestioni come l’uso della luce e del riflesso, i materiali umili, la plurisensorialità, il suono, il movimento, l’architettura, i concetti di effimero e gravità, l’attitudine alla performance.

Si concentra non a caso sulla luce l’opera di Olafur Eliasson «The Lost Compass» (2013), mentre l’uso di materiali umili è funzionale al racconto della schiavitù negli Stati Uniti che emerge dal lavoro di Simone Leigh.

In mostra anche alcune opere create per l’occasione da Žilvinas Kempinas, vincitore del Calder Prize 2007, e di Aki Sasamoto, protagonista di una residenza d’artista presso l’Atelier Calder di Saché, in Francia.

© Riproduzione riservata
Calendario Mostre
Altri articoli di Elena Franzoia