Alberto Burri a Città di Castello in una foto del 1976 di Aurelio Amendola (particolare). © Aurelio Amendola

Image

Alberto Burri a Città di Castello in una foto del 1976 di Aurelio Amendola (particolare). © Aurelio Amendola

Burri e Ravenna: un pensiero costante

Ad ottobre nel Mar una grande mostra curata da Bruno Corà illustrerà l’intenso rapporto tra l’artista e l’arte musiva bizantino-ravennate

Alberto Burri (Città di Castello 1915-Nizza, Francia, 1995) e Ravenna, un rapporto forte negli ultimi anni di vita del grande artista, nella città romagnola impegnato in un’importante commissione che non poteva prescindere dai mosaici bizantini. A fine anni Ottanta, infatti, Burri lavorò ad alcune opere, prima per il gruppo agroalimentare Ferruzzi Spa, poi autonomamente, su «spinta» del capo azienda Raul Gardini, manager e proprietario. Sempre grazie alla commissione Gardini Burri realizzò nel 1990 anche un’opera all’aperto nella città, «Grande Ferro R» posizionato nei pressi del complesso «Pala Mauro De André», lavoro spesso al centro di polemiche a causa di una perdurante noncuranza e abbandono cui presto di dovrebbe rimediare.

Lo scorso 6 aprile, nel corso di una conferenza stampa il sindaco di Ravenna Michele De Pascale ha assicurato infatti che presto «ci sarà un intervento sull’opera» e l’ha fatto annunciando la mostra «BurriRavennaOro» che si terrà al Mar-Museo d’Arte della Città di Ravenna dal 14 ottobre al 14 gennaio ’24 nell’ambito dell’VIII Biennale di Mosaico Contemporaneo coordinata da Daniele Torcellini. Il curatore Bruno Corà, presidente della Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, partner dell’iniziativa insieme alla Fondazione Gardini, analizzerà per la prima volta così diffusamente questo intenso rapporto con Ravenna, evidenziato da una serie di opere dov’è evidente il contrasto di nero e oro, buio e luce, in dialogo appunto con il mosaico bizantino visibile nelle chiese cittadine.

In particolare lungo il percorso espositivo sarà ordinato il ciclo, realizzato in quegli anni e ispirato direttamente ai mosaici della basilica di San Vitale, «Neri e S. Vitale», il cui titolo è nato dalla meditazione tra storia, memoria e quella luce che richiama proprio i fondi dorati. Grandi cellotex dipinti ad acrilico e di colore nero che in mostra saranno affiancati, sempre relativamente agli anni ravennati, dalla produzione grafica di Burri insieme a dipinti come il «Nero e l’Oro» (1993), ispirati sempre alla cultura musiva dell’arte bizantino-ravennate.

Professor Corà, come si sviluppa la commissione Ferruzzi-Gardini a Burri?

Ravenna fu un pensiero costante per Burri, nei suoi ultimi anni di vita: qui infatti venne sovente a contatto con la grande arte bizantina che vedeva nelle basiliche della città. A mettere in contatto il committente Raul Gardini con l’artista fu, sul finire degli anni Ottanta, l’architetto Francesco Moschini, esperto di storia e critica d’arte e architettura, docente dalla vasta attività editoriale e curatoriale, fondatore a Roma nel 1978 della «Architettura Arte Moderna Aam Galleria» e consulente artistico del Gruppo Ferruzzi. Moschini, che io sto incontrando in occasione della preparazione di questa mostra, suggerì sia una decorazione dell’azienda con le opere del maestro sia successivamente la realizzazione del «Grande Ferro R», alto 12 metri e costituito da cinque archi a sesto ribassato. Moschini mi ha fornito molto materiale riguardo tutto ciò.

Che cosa in particolare?

Lettere e documentazione tra l’azienda ravennate e Burri, fotografie di Gardini e l’artista a Ravenna anche nei pressi della scultura all’aperto che le ho citato. In mostra realizzeremo una sala apposita con questi materiali: qui sarà esposto il modello dell’opera, sei bozzetti, manchette relative alla commissione.

La mostra è più ampia. Tra le cento opere che cosa includerà?

Abbiamo compiuto una scelta ragionata su quanto è conservato alla Fondazione Palazzo Albizzini ed esibiremo appunto i suoi cicli di San Vitale (6 lavori), oltre a numerose opere di grandi dimensioni dei vari periodi di produzione e una ventina di lavori di carattere grafico, tecnica non certo secondaria per lui.

Alberto Burri a Città di Castello in una foto del 1976 di Aurelio Amendola (particolare). © Aurelio Amendola

Stefano Luppi, 14 aprile 2023 | © Riproduzione riservata

Articoli precedenti

Attraverso 181 bozzetti su carta il MAMbo omaggia la ricerca di Francesca Alinovi con una mostra sui writer italiani degli ultimi quattro decenni 

Rinnovato il percorso espositivo, ora in nove sezioni. Un’intera sala per Guercino

Nel grande lavoro di sintesi che ha richiesto la mostra allestita al Meis di Ferrara il ’900 è raccontato dalla storia, dall’arte e dalla vita quotidiana della popolazione ebraica della penisola

Su tre sedi di San Marino, Torre Guaita, Galleria Nazionale e galleria Claudio Poleschi Arte Contemporanea, è allestita una grande mostra che celebra l’arte del duo milanese

Burri e Ravenna: un pensiero costante | Stefano Luppi

Burri e Ravenna: un pensiero costante | Stefano Luppi