Nel 1947, all’indomani della seconda guerra mondiale, Robert Capa, leggenda del fotogiornalismo di guerra, David Seymour detto Chim, che ricevette una medaglia per il suo lavoro nell’intelligence americana, Henri Cartier-Bresson e George Rodger, l’autore delle storiche immagini del blitz e della liberazione di Bergen Belsen, fondarono l’agenzia Magnum, la più prestigiosa al mondo e primo esempio di cooperativa fotografica interamente di proprietà dei suoi stessi membri.


I quattro, che avevano sofferto sulla loro pelle la tragedia immane della guerra, crearono l’agenzia come segno di rinascita e di celebrazione della vita e del lavoro: leggenda vuole che il nome derivi dallo champagne con cui brindarono quel giorno.


«Magnum è una comunità basata sulla condivisione delle idee, dell’umano spirito, di curiosità per tutto quel che succede nel mondo, sul rispetto per quel che accade al momento e sul desiderio di trasmetterlo attraverso le immagini» spiegò Cartier-Bresson.


Fino al 3 settembre l’International Center of Photography di New York celebra il settantesimo compleanno dell’Agenzia con la mostra «Magnum Manifesto». Curata da Clément Chéroux con Clara Bouveresse e Pauline Vermare, la mostra esplora la nostra storia della seconda metà del secolo, attraverso l’obiettivo di settantacinque maestri della fotografia di tutti i tempi che hanno dato un contributo fondamentale alla creazione della nostra memoria visiva collettiva.


Tra questi, Henri Cartier-Bresson, Cornell e Robert Capa, Chim (David Seymour), Raymond Depardon, Bieke Depoorter, Elliott Erwitt, Joseph Koudelka, Susan Meiselas, Eugene W. Smith, Alec Soth, Alex Webb e Cristina García Rodero. In mostra oltre un centinaio di immagini, tra progetti fotografici di gruppo e individuali, così come libri, riviste, video e materiale d’archivio pressoché sconosciuto al grande pubblico.