Particolare di «Campagna romana» (o «Meriggio») di Umberto Boccioni (1903)

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Particolare di «Campagna romana» (o «Meriggio») di Umberto Boccioni (1903)

Boccioni e coetanei prima del Futurismo

Alla Fondazione Magnani Rocca un viaggio nel primo decennio del Novecento, periodo cruciale per la formazione del maestro, con oltre cento opere, documenti e diari

A diciotto anni il giovane Umberto Boccioni era uno spirito libero, inquieto, critico ma attento alla produzione artistica di maestri storicizzati e di coetanei, un instancabile sperimentatore di linguaggi, tecniche e contesti espressivi differenti.

Nato a Reggio Calabria nel 1882 da genitori di origine romagnola, e fin da bambino abituato a spostarsi al seguito della famiglia, nel periodo più ruggente della Belle Époque fu per lui naturale e fondamentale muoversi, alternando memorabili viaggi all’estero (Parigi, la Russia, Monaco di Baviera) ai soggiorni nei grandi centri urbani italiani, dove la tradizione tardo ottocentesca iniziava a sobbollire, sospinta da un’aria di rinnovamento europeo.

In tre di queste città lo segue attentamente la mostra «Boccioni 1900-1910. Roma Venezia Milano», un progetto espositivo di ampio respiro che, attraverso oltre cento opere e un’attenta rilettura di documenti e diari, espande e puntualizza l’esegesi storico critica su questa fase della vita e della poetica dell’artista, con l’intento di metterne a fuoco le peculiarità sui diversi scenari frequentati durante il cruciale decennio della sua formazione, tra la nascita del nuovo secolo e la definitiva adesione al Futurismo.

Allestita nella Fondazione Magnani-Rocca, la mostra è curata da Virginia Baradel, Niccolò D’Agati, Francesco Parisi e Stefano Roffi, che sottolineano: «Questa ampia ricognizione torna sul tema degli esordi boccioniani, rileggendo frequentazioni ed esperienze per proporre una visione più allargata e attenta agli sfondi, che tiene conto dei nuovi esiti delle ricerche», dopo gli ormai storici studi di Maurizio Calvesi ed Ester Coen degli anni ’80, e la mostra dedicata al giovane Boccioni da Bottegantica a Milano nel 2021, che si concentrava in particolare sui disegni.

«Estesa ai contesti, questa mostra guida il pubblico alla scoperta delle irrequietezze, delle abilità, degli incontri e del pensiero critico di un artista che sa muoversi su un orizzonte molto aperto in senso geografico, tecnico e tematico, per trovare la propria cifra stilistica e poetica», precisano i curatori.

Attento alle istanze più innovative del suo tempo e già attivo come pittore, incisore e illustratore, Boccioni è posto in relazione con le opere dei «petits-maîtres» divisionisti che influenzarono il suo percorso, e con quelle dei coetanei, con i quali condivise esposizioni e discussioni.

Così diventa evidente la specificità del suo temperamento che, a partire dal gioco di filamenti cromatici, guardava ben oltre la verifica scientifica del rapporto colore-luce, per seguire diverse suggestioni, tra Espressionismo cromatico e Simbolismo «ideista» alla Segantini.

Nelle tre sezioni della mostra si scopre l’evolversi e l’intrecciarsi delle ascendenze: a Roma, esperienza aurorale e determinante per la frequentazione di Balla, ma anche per l’ammirazione dei grafismi lineari di Beardsley, dove, in opposizione alle tendenze ufficiali, l’intraprendente Boccioni organizza la sua «Mostra dei rifiutati»; a Venezia, raggiungibile da Padova dove vivevano sua madre e sua sorella, l’artista ha occasione di praticare l’incisione con la guida di Alessandro Zezzos (in mostra anche lastre inedite di quegli anni) e di visitare la fondamentale Biennale del 1907, scoprendo la fascinazione notturna in artisti come Mario de Maria; a Milano, dove all’incontro con il Divisionismo onirico e visionario di Previati seguirà l’approdo all’avanguardia, condivisa con i giovani che con lui esponevano alla Famiglia Artistica, come Bonzagni, Carrà, Russolo, Romolo Romani e Dudreville.

Tra le opere, diverse belle sorprese degli artisti di «sfondo» come la «Mariuccia» di Giovanni Sottocornola e alcuni tra i capolavori pittorici più noti, ritratti e paesaggi prestati da istituzioni e inediti di collezioni private, come «Il romanzo di una cucitrice» (1908) e un grande «Ritratto di gentiluomo» (1909), opere grafiche e tempere. Utile strumento di aggiornamento sugli studi il catalogo con testi dei curatori edito da Dario Cimorelli Editore.
 

Particolare di «Campagna romana» (o «Meriggio») di Umberto Boccioni (1903)

Valeria Tassinari, 08 settembre 2023 | © Riproduzione riservata

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