Bischof tricolore al Masi

Scanditi dalle macchine Rolleiflex, Leica e Devin Tri-color Camera, gli scatti inediti del fotografo svizzero, realizzati quando ancora il colore era guardato con sospetto dai «puristi»

«Il Reichstag» (1946), di Werner Bischof. © Werner Bischof Estate / Magnum Photos
Ada Masoero |  | Lugano

Nato nel 1916 a Zurigo e scomparso nel 1954 a Trujillo, in Perù, in un incidente sulle strade andine durante quello che lui (che pure aveva attraversato il mondo) definiva «il grande viaggio», il fotografo Werner Bischof è noto per i reportage in bianco e nero realizzati in tutto il mondo: dall’Europa del dopoguerra all’Estremo Oriente, dagli Stati Uniti al Sud America.

La mostra «Werner Bischof. Unseen Colour», organizzata dal Masi (dal 12 febbraio al 2 luglio) con la Werner Bischof Estate, in collaborazione con Fotostiftung Schweiz, ne svela invece un volto inedito: una selezione di un centinaio di scatti tratti dal corpus, poco noto, delle sue immagini a colori, linguaggio di cui Bischof intuì il valore quando ancora il colore era guardato con sospetto dai «puristi», che lo consideravano adeguato alla sola fotografia pubblicitaria.

Le stampe digitali (da negativi originali, dal 1939 agli anni ’50, restaurati per l’occasione) esposte comprovano invece la qualità elevatissima di questi suoi lavori, distribuiti lungo l’intera vita professionale e presentati in un percorso scandito dalle tre macchine di cui si servì per scattarle: una Rolleiflex dai negativi quadrati, una Leica tascabile e una Devin Tri-color Camera (in mostra), ingombrante, questa, ma dalla resa cromatica molto elevata.

È con le sue immagini, scattate dai primi anni ’40, le cui lastre di vetro sono state riscoperte dal figlio dell’artista, Marco Bischof, che si avvia il percorso: nature morte, composizioni astratte (segnate dalla Nuova Oggettività, in cui si era formato) ma anche foto di moda degli esordi e, a dispetto dell’ingombro della macchina, immagini dell’Europa devastata dalla guerra.

Dalla fine del decennio entra in gioco la Rolleiflex 6x6, usata nei suoi viaggi nel mondo (Italia compresa), con cui realizza composizioni di straordinaria suggestione, mentre dal 1953 si serve della piccola Leica, sua compagna nell’ultimo viaggio, tra Stati Uniti e Perù.

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