«Orologio notturno a proiezione entro globo celeste - Chronos» (1670), attribuito a Giovanni Campani e Johannes-Jakobus Reyff

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«Orologio notturno a proiezione entro globo celeste - Chronos» (1670), attribuito a Giovanni Campani e Johannes-Jakobus Reyff

Battere il tempo

Per il Museo Poldi Pezzoli Lavinia Galli sceglie 30 opere tra arte, tecnologia e filosofia

Arte certamente, e della più alta, con opere (tra gli altri) di Tiziano e Bernini, ma anche tecnologia, applicata alla misurazione del tempo, e filosofia, per rispondere alle domande che sul tempo l’uomo da sempre si pone. La mostra «La Forma del Tempo», al Museo Poldi Pezzoli dal 13 maggio al 27 agosto, si presta a molteplici livelli di lettura, com’è suggerito nei saggi in catalogo (Skira), ma certamente sono le 30 opere scelte dalla curatrice Lavinia Galli, e da lei suddivise in tre sezioni, a imporsi su tutto, per la loro qualità non meno che per la rarità, e per l’arco temporale che coprono.

Nella prima sezione, dedicata all’evoluzione tecnologica degli strumenti di misurazione del tempo, si parte infatti dal Quattrocento, con il rarissimo «svegliatore monastico», antenato degli orologi a pesi, e si prosegue con il microscopio e il cannocchiale, strumenti che misero in crisi il principio aristotelico dell’immobilità dell’universo, avviando la rivoluzione scientifica.

Si volta pagina con la personificazione del Tempo: qui entrano in scena dipinti e sculture, dal rilievo romano con «Kairos/Occasio» (il «momento giusto», l’attimo fuggente che può cambiare la vita) alle rappresentazioni dei «Trionfi del Tempo», ispirate ai «Trionfi» di Petrarca; dal «memento mori» di Andrea Previtali alla celebre «Allegoria del Tempo e della Prudenza» (le tre età dell’uomo) di Tiziano. Il percorso si chiude con gli orologi notturni: oggetti geniali, inventati a Roma nel 1658 dai fratelli Campani, orologiai papali, per non disturbare le notti tormentate dall’insonnia di papa Alessandro VII Chigi (qui in un busto di Bernini). Silenziosi, grazie a uno scappamento rivoluzionario, e luminosi, per essere letti di notte, questi orologi sontuosi furono presto richiesti da tutte le corti d’Europa.

Il congedo è affidato all’invenzione del minore dei Campani: l’orologio a proiezione notturna sul muro, di cui sono esposti alcuni esempi (uno dei quali, spettacolare per bellezza e dimensioni, attribuito a Giuseppe Campani e Johannes-Jakobus Reyff, raffigura «Chronos» e proietta sul soffitto disegni di costellazioni), che l’allestimento di Migliore+Servetto Architects valorizza pienamente.

«Orologio notturno a proiezione entro globo celeste - Chronos» (1670), attribuito a Giovanni Campani e Johannes-Jakobus Reyff

Ada Masoero, 27 luglio 2021 | © Riproduzione riservata

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