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Il Mudec rilegge per temi il lavoro del misterioso street artist
- Ada Masoero
- 20 novembre 2018
- 00’minuti di lettura


«Police kids», di Banksy. © Steve Lazarides
Banksy bootleg
Il Mudec rilegge per temi il lavoro del misterioso street artist
- Ada Masoero
- 20 novembre 2018
- 00’minuti di lettura
Forse nessuna mostra, più di quella che il Mudec dedica a Banksy dal 21 novembre al 14 aprile, potrà mai contare su un «lancio» pubblicitario efficace come quello dell’auto(semi)distruzione in diretta della sua opera durante l’asta del 5 ottobre da Sotheby’s a Londra.
La rassegna del Mudec, curata da Gianni Mercurio, riunisce 70 lavori tra dipinti, sculture e stampe di Banksy, autore-fantasma di cui si ignora tutto, oltre a fotografie e video delle sue opere murali sparse nel mondo.
Ideata da Madeinart e prodotta da 24Ore Cultura, «The Art of Banksy. A Visual Protest» rilegge per temi il lavoro di questo misterioso artista (e vero genio del marketing, sebbene si proponga come contestatore dell’establishment e del consumismo) con uno sguardo retrospettivo, in contrasto deliberato con i suoi «blitz» artistici e con l’oscurità di cui astutamente si circonda.
L’obiettivo del curatore è condurre una riflessione critica sul suo lavoro, al fine di collocarlo in una qualche casella delle vicende dell’arte contemporanea. Tanto che la sezione introduttiva esplora i movimenti che prima di lui hanno condotto la loro protesta con «azioni di disturbo», dai Situazionisti degli anni ’50 e ’60 all’Atelier Populaire, il collettivo studentesco del ’68 francese, dai graffitisti newyorkesi degli anni ’70 e ’80 (come Keith Haring e Jean-Michel Basquiat, cui lui ha dedicato due lavori) ai postpunk. Naturalmente, la mostra «non è autorizzata dall’artista»: si autodistruggerà?

«Police kids», di Banksy. © Steve Lazarides