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Ballando con Mondrian

Al Gemeentemuseum un’imponente retrospettiva

Mentre le istituzioni olandesi continuano a celebrare il centesimo anniversario della fondazione del De Stijl, il Gemeentemuseum si rivolge a Piet Mondrian (Amersfoort, Paesi Bassi, 1872-New York, 1944) il principale esponente del movimento.
 
Dal  3 giugno al 24 settembre il museo espone tutte le 300 opere del pittore olandese della sua collezione, più del doppio di quelle comprese nella più recente rassegna sul suo lavoro, tenutasi nel 1994 nella stessa istituzione. La mostra attuale, allestita cronologicamente, amplia e rivede quanto emerso nella rassegna precedente, come spiega il direttore del museo Benno Tempel, in particolare per chi la vide, nel suo percorso itinerante, alla National Gallery of Art di Washington e al Museum of Modern Art di New York.


«Nella mostra americana, non era presente quasi nessuna delle prime opere», spiega Tempel riferendosi ai quadri figurativi di Mondrian. Veniva presentata «una visione molto modernista dell’artista. Oggi, in particolare dopo il Postmodernismo, continua Tempel, quello è un modo strano di guardare alla storia dell’arte, decontestualizzata dall’epoca e dalla biografia dell’artista».


Per creare un contesto per la mostra, i curatori hanno riunito fotografie di Mondrian, insieme a sue lettere ed effetti personali, compresa la tanto amata collezione di grammofoni: Mondrian fu un grande ammiratore del jazz americano e Lee Krasner, la moglie di Pollock, ricordava di aver ballato con lui in un locale di New York verso la metà degli anni Quaranta. Il rapporto tra il Gemeentemuseum e l’artista ha origini antiche.


Poco dopo l’apertura dell’attuale sede nel 1935, alcuni amici di Mondrian donarono al museo il suo importante dipinto del 1933, «Composizione a losanghe con quattro linee gialle»: «Fu uno dei primi quadri veramente astratti della collezione, quindi non poteva venir accostato a nient’altro nel museo», spiega Tempel. I curatori trovarono una rapida soluzione esponendolo lungo una scala. Molte delle opere di Mondrian nella collezione del museo sono arrivate dagli anni Cinquanta in avanti, quando il direttore Louis Wijsenbeek lavorava a stretto contatto con il collezionista Salomon Slijper. Entrambi erano ebrei sopravvissuti alla seconda guerra mondiale e «invece di guardare al passato, guardavano avanti, dichiara Tempel. Volevano uno stile che potesse comprendere tutti, indipendentemente dal background o dalla religione», un modello che Mondrian incarnava alla perfezione.


La mostra è accompagnata da due nuove pubblicazioni olandesi: una biografia di Mondrian di Hans Janssen (edita da Hollands Diep) e un libro dedicato ai quadri del Gemeentemu­seum (edito da Waanders).

Pac Pobric, 01 giugno 2017 | © Riproduzione riservata

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Ballando con Mondrian | Pac Pobric

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