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Melania Lunazzi
Leggi i suoi articoliIl nuovo corso del Museo Revoltella, in seguito al cambio di direzione (il testimone è passato a Bianca Cuderi), è stato inaugurato dalla mostra «Controcanti. Astrazioni a dialogo»
Curata da Alessandro Rosada, titolare della cittadina Galleria Torbandena, si tratta di una mostra (aperta fino al 26 giugno) e di un riallestimento delle sale del sesto piano del museo, quelle con l’impronta più forte dell’architettura di Carlo Scarpa. Dieci opere d’arte contemporanea selezionate tra le migliori delle collezioni museali sono messe in dialogo con altrettanti lavori provenienti da collezioni private italiane.
«È una mostra che punta al dialogo in senso più generale, perché il museo si apre e si mette nuovamente in contatto con il collezionismo privato, dichiara Alessandro Rosada. C’è anche un nuovo concetto di allestimento, con pochi lavori che finalmente respirano». Provengono da collezionisti privati «Fruit de Reve» (1965) di Jean Arp, «Senza titolo» (1957) di Antoni Tàpies, «T22» (1949) di Hans Hartung, «Die 5 klugen Jungfrauen» (2006) di Anselm Kiefer, «Superficie» (1961) di Enrico Castellani, «Achrome» (1961) di Piero Manzoni, «Primavera» (1957) di Tancredi, «La fabbrica di San Pietro» (1960) di Afro e una scultura di Toni Cragg.
Ciascuna di esse dialoga con un quadro o una scultura provenienti dalla collezione del Revoltella, ovvero con lavori di Fontana, Burri, Vedova, Santomaso, Capogrossi, i tre Basaldella, Viani e Arnaldo Pomodoro. «Fontana dialoga con Castellani e con Manzoni, Burri con Tàpies, ma anche con Kiefer, suo grande estimatore, Santomaso e Vedova dialogano con Afro e con una primavera di Tancredi, aggiunge il curatore. Qui il dialogo ricrea quello che era il Veneto artistico negli anni Cinquanta, allora la zona più bella d’Europa».
E alla fine del percorso una sfera di Pomodoro è messa in relazione con una scultura di Cragg. «La mostra, conclude Rosada, è costata 15mila euro e questo è un segnale che le iniziative si possono realizzare anche con pochi soldi».
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