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«Diagonal Inclinations» (1969) di David Leverett, base d’asta 70 euro. Cortesia Studio la Città

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«Diagonal Inclinations» (1969) di David Leverett, base d’asta 70 euro. Cortesia Studio la Città

Asta democratica in galleria

L’esperimento organizzato allo Studio la Città di Verona vuole rompere le consuetudini modaiole per valorizzare artisti bravi ma fuori moda

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Elena Correggia

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È un incanto con un catalogo di 100 lotti, battuto da un banditore professionista, Giovanni Damiani, quello voluto da Studio la Città in occasione dell’asta di primavera che si svolge sabato 10 giugno alle ore 11 nei suoi spazi.

«Può sembrare una stravaganza, in realtà si tratta di un’operazione un po’ concettuale e un po’ provocatoria, che nasce dalla constatazione che oggi chi frequenta fiere e gallerie è spesso attirato solo dagli artisti “alla moda” e non vede altre opere se non quelle dei soliti nomi più à la page», afferma Hélène de Franchis, titolare della galleria.

«Con quest’asta propongo invece i lavori di artisti italiani e stranieri, prevalentemente degli anni ’70 e ’80, con cui ho lavorato molto all’epoca ma che ora sono un po’ dimenticati. Vorrei così stimolare le persone a soffermarsi davanti a un’opera e a scegliere quello che trovano interessante, a prescindere da quanto va per la maggiore».

L’incanto comprende fotografie, manifesti storici, sculture, carte e multipli, tra incisioni e serigrafie, tutti provenienti dalla collezione privata di Studio la Città e proposti con una base da zero a 400 euro. «Non si tratta di fondi di magazzino ma di piccole opere di cui garantiamo la qualità. Le cifre di partenza molto basse hanno l’obiettivo di permettere a tutti di partecipare e di invogliare a entrare in galleria anche chi è un po’ intimorito all’idea che comprare arte sia una cosa da ricchi», chiosa de Franchis, che aggiunge: «al là dell’esito commerciale, vorrei che l’asta fosse proprio una festa».

Le opere spaziano dagli acquerelli inglesi di fine Ottocento, come quelli di  A.L.H. Anderson e J.W. Odie, alle serigrafie astratte di David Leverett di fine anni ’60-inizio ’70, dalle mini graphics del ’73, due incisioni e due serigrafie di Gordon House, Patrick Caulfield, William Tillyer e Robyn Denny «artisti all’epoca conosciutissimi, esposti anche alla Tate», alle quattro piccole serigrafie di Carlo Cego, Beppe Sesia, Carlo Cioni e Miro Cusumano del ’68-’69, all’epoca presentate alle mostre della galleria La Polena di Genova.

E ancora due foto in bianco e nero su tela dello svizzero Florio Puenter, raffiguranti Capri e Sorrento e oggetto di intervento manipolativo, «due lavori a cui sono particolarmente affezionata. Da napoletana, quelli sono per me luoghi del cuore, ma in ogni caso è molto meglio che un’opera circoli e trovi una nuova casa piuttosto che rimanga nel mio magazzino», conclude la gallerista. Per partecipare all’asta è necessario registrarsi, in galleria o sul sito, ed è possibile formulare offerte in sala oppure lasciare un’offerta scritta. Al prezzo di aggiudicazione non sono applicate commissioni.

«Diagonal Inclinations» (1969) di David Leverett, base d’asta 70 euro. Cortesia Studio la Città

Elena Correggia, 09 giugno 2023 | © Riproduzione riservata

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Asta democratica in galleria | Elena Correggia

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