Arles si ferma, la fotografia no

Aperti in Francia il festival a La Gacilly e il Prix Carmignac a Porquerolles

«Araribóia, Maranhão» (2019) di Tommaso Protti. © Tommaso Protti / Per la Fondation Carmignac
Luana De Micco |

Mentre altre manifestazioni estive sono state annullate a causa della crisi sanitaria (tra cui, e per la prima volta in 50 anni, i Rencontres de la Photographie di Arles), il Festival Photo La Gacilly, che si tiene all’aperto, ha confermato la 17ma edizione dall’1 luglio al 31 ottobre. Gli organizzatori hanno adattato la programmazione e propongono tre percorsi di visita a senso unico sul tema «Viva Latina». Un panorama della fotografia in America Latina, alla luce della crisi socioeconomica e ambientale che tocca il continente, attraverso i lavori di più di 25 fotografi.

Tra questi, gli scatti di Carolina Arantes dell’estate 2019 nella regione d’Altamira, la più toccata dagli incendi che hanno devastato la foresta amazzonica; quelli di Pedro Pardo (Afp) che raccontano la violenza della società messicana, di Carl de Souza sugli indiani dell’Amazzonia e i ritratti di Luisa Dörr delle donne boliviane. Alle foto contemporanee fanno eco gli scatti degli anni Venti del Novecento, esposti per la prima volta in Europa, di Emmanuel Honorato Vázquez, grande fotografo dell’Ecuador, testimone delle profonde disuguaglianze del suo Paese, e il reportage del 1986 di Sebastião Salgado nelle miniere d’oro di Sierra Pelada, in Brasile.

La Fondation Carmignac a Porquerolles (che ha rinviato al 2021 la mostra «La Mer Imaginaire») presenta «10 anni di fotogiornalismo» (4 luglio-1 novembre), una retrospettiva in più di 100 scatti sul Prix Carmignac con i reportage in zona di guerra di Massimo Berruti e Kai Wiedenhöfer, sulle donne schiave del Nepal di Lizzie Sadin e i traffici di essere umani in Libia di Narciso Contreras. È allestito anche il lavoro «Amazônia» di Tommaso Protti del 2019, vincitore della decima edizione del Premio. Finbarr O’Reilly, che con un reportage in Repubblica Democratica del Congo si è aggiudicato il Prix di quest’anno, ha dovuto ripensare il suo lavoro a causa della pandemia e presenta «Congo in Conversation», un reportage online, in collaborazione con reporter basati in Congo, sulla vita durante la pandemia.

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