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Una personale di Sidival Fila. Intervista alla direttrice del museo, Domenica Primerano
- Mariella Rossi
- 11 luglio 2019
- 00’minuti di lettura


Domenica Primerano
Andar per Fila al Museo Diocesano Tridentino
Una personale di Sidival Fila. Intervista alla direttrice del museo, Domenica Primerano
- Mariella Rossi
- 11 luglio 2019
- 00’minuti di lettura
Mariella Rossi
Leggi i suoi articoliDa alcuni anni il Museo Diocesano Tridentino, diretto da Domenica Primerano (presidente dell’Amei-Associazione Musei Ecclesiastici Italiani), dedica una serie di mostre all’arte contemporanea, tra queste una personale del francescano brasiliano Sidival Fila dal 13 luglio al 14 novembre.
Direttrice Primerano, come nascono le opere di Sidival Fila?
Artista di successo, attualmente espone «Il polittico Golgota» alla Biennale di Venezia, ma anche frate francescano del Convento di San Bonaventura a Roma, Sidival Fila «riscatta» frammenti del passato destinati all’oblio, per far riemergere storie e per trasmettere emozioni utilizzando tessuti attraversati dal tempo, recuperati da abiti liturgici in disuso. Se nell’arte che siamo soliti indicare con la A maiuscola la tela costituisce l’invisibile supporto di un’espressione creativa, con Sidival Fila essa riemerge diventando protagonista del fare artistico. L’operazione che l’artista compie è di mettere al centro ciò che è marginale, le sue opere sono potenti metafore dell’azione che connota la vita: tessere, rammendare e ricucire relazioni, strappi e ferite.
Perché avete scelto di esporre Fila?
Il Museo Diocesano ha da sempre un interesse particolare per la produzione tessile, a lungo considerata un’arte minore. Conserviamo un notevole corpus di tessuti e paramenti antichi esposti a rotazione nel percorso permanente, una raccolta riunita a inizio Novecento da don Vincenzo Casagrande (primo direttore del museo), che ha scongiurato la dispersione del patrimonio tessile delle chiese del Trentino riuscendo a evitare che molti sacerdoti cedessero alle lusinghe degli antiquari, che proponevano scambi solo apparentemente vantaggiosi: pianete nuove in cambio di quelle antiche e consunte. Casagrande riuscì a ottenere dall’organo di tutela dell’Impero Austro-Ungarico, di cui era conservatore corrispondente, i fondi necessari per acquistare parati nuovi da consegnare ai parroci, in cambio del deposito di quelli antichi presso la nostra istituzione. Ci è sembrato logico ora, pertanto, allargare lo sguardo al presente.

Domenica Primerano