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Francesco Tiradritti
Leggi i suoi articoliNuova veste per l’arte tolemaica del Metropolitan
Dopo un anno di lavori è stata riaperta la sezione dedicata all’arte tolemaica del Metropolitan Museum of Art di New York. Gli interventi erano relativi al totale riammodernamento degli spazi espositivi il cui allestimento originale risaliva al 1976. In quest’occasione il modo di presentare la collezione è stato migliorato e aggiornato attraverso le scoperte e acquisizioni scientifiche compiute negli ultimi quarant’anni. Lo spazio espositivo è diviso in due aree tematiche, una dedicata al tempio (che introduce alla ricostruzione di quello di Dendur, collocata in una sala adiacente) e l’altra al sovrano, alla corte e all’élite. Tra i capolavori scultorei di sacerdoti e funzionari sono esposte la mirabile testa considerata ritrarre Arsinoe II e la statua in pietra, attribuita da recenti studi (anche se con qualche dubbio) a Cleopatra VII.
Il nuovo allestimento vanta oltre duecento reperti a cui ne devono essere aggiunti altri trecento di minore importanza conservati, com’è consuetudine al Met, in una vetrina discosta dal percorso principale e concepita per mettere a disposizione dello studioso praticamente ogni oggetto presente nel museo. Torna a essere anche visibile il Libro dei Morti del sacerdote di Horus Imhotep, lungo più di ventuno metri. Databile al primo periodo tolemaico (fine IV-III secolo a.C.) è scritto in ieratico e decorato con un fregio continuo di delicate vignette monocrome.
Reperti di notevole importanza che risultano valorizzati dal nuovo allestimento sono anche gli intarsi in faïence policroma provenienti dalla decorazione di un tempio tolemaico. Il riammodernamento delle sale è stato anche l’occasione per arricchire l’apparato didattico con i risultati ottenuti dalle Tac (eseguite dal Nyu Langone Medical Center’s Department of Radiology) effettuate sulle tre mummie di epoca tolemaica ora in mostra. Tra le bende di quella del sacerdote di Min Nesmin è stata scoperta una notevole quantità di amuleti. Si è così appurato che uno riproducente l’occhio di Horus, simbolo di rinascita e rigenerazione, era stato posto sulla fronte del defunto.
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