Nella città in cui Edward Hopper visse per quasi sessant’anni, il museo con la più vasta collezione al mondo di sue opere, il Whitney Museum of American Art, ospita fino al 5 marzo una retrospettiva dedicata proprio al rapporto tra il pittore americano e la sua New York.
Le curatrici Kim Conaty e Melinda Lang hanno attinto alla vasta collezione del museo, ampliandola con prestiti da collezioni pubbliche e private, per esporre oltre 200 opere, tra cui icone come «Early Sunday Morning» (1930), «Automat» (1927) e «Room in New York» (1932).
La mostra esplora sei decenni della vita dell’artista attraverso opere che vanno dai primi schizzi ai dipinti degli ultimi anni, cui si aggiungono lettere, fotografie, diari provenienti dal Sanborn-Hopper Archive, un archivio di oltre 4mila oggetti donato al museo nel 2017 dagli eredi di un amico di famiglia. Hopper, che a New York aveva studiato, vi si stabilì al ritorno da un lungo viaggio in Europa, nel 1911, per restarci fino alla morte, nel 1967.
Articoli precedenti
Palazzo Donà delle Rose a Venezia diventa ambiente immersivo segnato dal dualismo del pioniere della media art
Un giro tra alcune mostre dedicate al rapporto tra arte ed ecologia in occasione della 54ma Giornata della Terra
Tante le presenze locali e internazionali alla fiera d’arte americana più longeva anche se si registra la totale assenza di gallerie nostrane
Il Getty Center di Los Angeles riscopre un grande pioniere che si dilettò a sperimentare metodi per fissare immagini su carta attraverso l’uso della luce e di agenti chimici