Al Rijksmuseum una retrospettiva di Barbara Hepworth

Nove monumentali sculture dell’artista britannica, provenienti per la maggior parte da parchi e giardini inglesi, popolano ora quelli del museo olandese

La curatrice della mostra e nipote di Barbara Hepworth Sophie Bowness accanto a «Single Form», 1961
Elena Franzoia |  | Amsterdam

Da nove anni il Rijksmuseum dedica in estate i propri giardini a un grande scultore contemporaneo. Fino al 23 ottobre protagonista è l’artista inglese Barbara Hepworth, che riceve così a quasi 50 anni dalla morte la prima grande retrospettiva nella nuova capitale economica dell’Unione Europea.

Testimonianza della fase apicale della sua produzione, le nove monumentali opere provengono per la maggior parte da parchi e giardini inglesi da cui vengono raramente spostate. Spiccano «Monolith (Empyrean)», realizzata nel 1953-54 e ospitata dai giardini di Kenwood House, il gruppo del 1970 «The Family of Man», proveniente dal centro culturale del Suffolk Britten Pears Arts, «Squares with Two Circles» (1963) del Kröller-Müller di Otterlo e l’ultima sua grande opera, «Conversation with Magic Stones» (1973), oggi in collezione privata.

Pioniera del Modernismo, Barbara Hepworth fu grande amica di Piet Mondrian che, con il secondo marito, aiutò a fuggire dall’avanzata nazista trasferendosi da Parigi a Londra. Fondamentale testimonianza dell’influenza del pittore olandese è l’opera del 1966 «Construction (Crucifixion)», eccezionalmente prestata dalla Cattedrale di Salisbury.

In collaborazione con Ludo van Halem, la mostra «Barbara Hepworth nei giardini del Rijksmuseum» è stata curata dalla storica dell’arte inglese e nipote dell’artista Sophie Bowness che sottolinea: «Hepworth aveva solo 20 anni quando iniziò ad attirare l’attenzione per le sue sculture in legno, pietra e marmo. È stata una delle poche artiste della sua generazione ad avere successo internazionale, diventando un modello di emancipazione per le artiste più giovani».

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