Dal 10 novembre fino al primo ottobre 2023 la Villa e Collezione Panza presenta, nella mostra «Ex Natura. Nuove opere dalla collezione di Giuseppe Panza di Biumo», una parte del nuovo, importante nucleo di opere che, insieme ai figli, Rosa Giovanna Magnifico, moglie di Giuseppe Panza di Biumo e compagna nella loro straordinaria avventura collezionistica, ha voluto donare al Fai. Sono 108 le opere donate ora, che entrano a far parte della collezione permanente dell’antica villa da loro donata nel 1996 al Fondo Ambiente Italiano, insieme a una raccolta di 141 opere di artisti contemporanei, in gran parte americani, allestite dal collezionista con colto e sofisticato equilibrio in questa straordinaria casa museo che è una sorta di suo «ritratto».

Le nuove opere appartengono alla seconda e alla terza «fase di ricerca» (così le definiva Giuseppe Panza) della coppia, essendo la prima (avviata nel 1954 e comprendente l’Informale europeo e l’Espressionismo astratto americano) conservata in gran parte al MoCA di Los Angeles. Nella seconda fase (1968-76, conservata soprattutto al Guggenheim di New York ma in piccola parte già presente nella donazione originaria al Fai) l’attenzione dei collezionisti si appuntò invece sull’Arte minimale, concettuale, ambientale e sulla Light art, mentre la terza (dal 1986), donata in larga misura al Fai, guarda soprattutto all’Arte organica, e a quella dei piccoli oggetti e del colore.

Queste due ultime sezioni si arricchiscono ora di nuovi, importanti esempi di quelle correnti, ormai rappresentate qui con un’ampiezza tale che consentirà rotazioni espositive e scambi con altri musei internazionali. Per presentarle tutte, è previsto un ciclo di mostre annuali a tema, che s’inaugura ora con «Ex Natura», curata da Anna Bernardini e Marta Spanevello (catalogo Magonza) dove, in dieci sezioni monografiche introdotte da riflessioni di Giuseppe Panza di Biumo tratte dal suo volume Ricordi di un collezionista, sono esposti 46 lavori di dieci artisti (32 della nuova donazione e 14 in prestito dalla collezione di famiglia) fondate sulla polarità natura-forma.

Al primo piano, in dialogo con il lavoro di Lawrence Carroll, vanno in scena le impalpabili «sculture» organiche di Christiane Löhr, seguite dai lavori, anch’essi naturalistici ma geometrici, di Emil Lukas, poi dalle forme vitali di Ross Rudel e da quelle organiche di Peter Shelton, mentre Piero Fogliati, con una sua «macchina», evoca suoni naturali e David Goerck crea forme astratte, tratte però da simboli naturali o astrali. Scendendo al piano terreno, nelle due ex scuderie, ci s’imbatte in due grandiosi lavori di Hamish Fulton, esposti alle pareti, e in un’opera a pavimento di Richard Long, che raccontano del loro camminare nella natura, nell’altra in otto lavori di Gregory Mahoney, che indagano il rapporto tra esseri umani, natura e cosmo. Tutti posti in relazione con le opere, affini per tema e sentimento, di Allan Graham, Robert Tieman, Martin Puryear e Meg Webster, già presenti nella Villa.