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Walter Guadagnini
Leggi i suoi articoliGrande mostra di Rineke Dijkstra che il 9 ottobre riceve l’Hasselblad
Rineke Dijkstra è emersa alla ribalta internazionale alla fine del secolo scorso, segnalandosi da subito come una delle protagoniste di quel rinnovamento della fotografia documentaria che aveva in alcuni rappresentanti della Scuola di Dusseldorf, in particolare Thomas Struth, Candida Hofer e il primissimo Thomas Ruff, i suoi capofila.
Olandese, nata nel 1959, Dijkstra ha concentrato la sua attenzione principalmente sul ritratto, riprendendo nella sua interezza la figura umana o concentrandosi sul volto, per riflettere sul nostro essere al mondo, sullo scorrere del tempo e sugli statuti della società. Il tutto, con un linguaggio estremamente asciutto, essenziale, poco spettacolare, se non nelle dimensioni sempre notevoli, controllatissimo dal punto di vista formale, sostanzialmente classico insomma, capace di rinnovare la grande lezione della ritrattistica oggettiva degli anni Trenta, da August Sander a Walker Evans, riuscendo nella non facile impresa di rispondere al linguaggio delle contemporaneità.
Oggi, ormai alla soglia dei sessant’anni, Dijkstra riceve i meritati e definitivi tributi internazionali, tra i quali spicca il prestigiosissimo Premio Hasselblad, una sorta di Oscar della fotografia che le viene consegnato a Göteborg il 9 ottobre, proprio mentre al Louisiana Museum di Humlebaek in Danimarca sarà in corso la sua grande retrospettiva dal titolo «The One and the Many» (fino al 30 dicembre, a cura di Anders Kold).
Oltre 80 opere, tra cui alcuni film, datate dal 1992 ne ripercorrono la carriera, attraverso le serie più famose, come quella dedicata alle ragazze ritratte in costume da bagno, in piedi, sulle spiagge del nord, volti e corpi adolescenziali e incerti, interrogativi. L’opposto delle top model esaltate dai media, ma alle quali la fotografa conferisce pari dignità di attenzione, cogliendo uno dei temi fondamentali della propria ricerca, quello del momento di passaggio tra stati diversi della vita umana. Così sono le donne fotografate prima e dopo il parto, i soldati e le soldatesse in abiti militari e in abiti civili, i toreri, tutte figure che raccontano la diversità e lo scorrere del tempo, che la fotografia documenta provando ad arrestarlo.
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