Addio a William Klein, il fotografo che ha riportato la high fashion sulle strade

Klein, nato a New York, dopo la seconda guerra mondiale si trasferì a Parigi, dove è scomparso a 96 anni. Il suo lavoro alterna fotografia, film e pittura

«Auto-Portrait» (1993) di William Klein © William Klein, Courtesy Howard Greenberg Gallery
Justin Kamp |

Il fotografo, regista e impavido artista multidisciplinare, William Klein è morto il 10 settembre nella sua casa di Parigi. Aveva 96 anni. La sua morte è stata confermata dalla Howard Greenberg Gallery che lo rappresenta (e dove sono attualmente esposte, fino al 17 settembre, le sue fotografie scattate in Africa negli anni ’60). Klein era per lo più conosciuto per la sua opera fotografica, che comprende e intreccia una vasta gamma di soggetti tra cui la street photography, i servizi di moda nella città in movimento e i lavori astratti fortemente contrastati. Allo stesso tempo, ha sempre coltivato anche la regia e la pittura.

Nato a New York nel 1926, ha vissuto nella città fino all’età di 20 anni, quando si trasferì in Europa per dare il suo contributo alla ricostruzione del dopoguerra. Durante questo viaggio, vinse la sua prima macchina fotografica in un gioco di carte e finì per stabilirsi a Parigi, dove studiò pittura e scultura alla Sorbone e poi lavorò nello studio del famoso pittore modernista Fernand Léger.  Fu in Europa che Klein cominciò a seguire seriamente il suo grande amore per la fotografia e iniziò a trasporre le forme astratte dei suoi dipinti e degli studi scultorei in fotografie enigmatiche e geometriche di oggetti in movimento, come si vede in composizioni come Moving DIamonds, Mural ProjectTurning Black Egg.

«La fotografia era una via d’uscita dall’ABC della pittura astratta di quel periodo a Parigi, disse Klein a Interview magazine nel 2013. Ho scoperto che potevo fare tutto ciò che volevo con un negativo in una camera oscura e un ingranditore».
«Untitled (Moving Diamonds on Yellow)» (1952 circa) di William Klein. © William Klein, Courtesy Howard Greenberg Gallery
Ritornato a New York, la sua sperimentazione artistica guadagnò l’ammirazione di Alexander Lieberman, art director di «Vogue», che contribuì a portare gli esperimenti cinetici di Klein nel mondo dell’alta moda. Klein trovò ispirazione nel caos sfacciato e frenetico delle strade di New York in cui aveva trascorso la sua giovinezza e cominciò a girovagare per la città, fotografando estranei e ascoltando le storie delle loro vite. Nacque così il suo libro fotografico iconico Life is Good & Good for You in New York: Trance Witness Revels, pubblicato nel 1956.

Ben presto Klein incominciò anche a realizzare i suoi servizi fotografici nelle strade, posizionando le modelle tra la folla e i taxi newyorkesi, costruendo scene suggestive, quasi surreali, tra disordine e compostezza. In un’epoca ancora dominata da eleganti servizi fotografici realizzati in studi fotografici, come quelli di Irving Penn e Richard Avedon, la decisione di Klein di portare la fotografia di moda nelle strade è stata rivoluzionaria.

La sua ricerca sull’immagine non si è limitata alla fotografia. Negli anni ’60, Klein, su consiglio dei suoi amici Chris Marker e Alain Resnais, icone della Rive Gauche di Paris, iniziò a girare film. La sua prima opera cinematografica Broadway by Light (1958), racconta l’energia vibrante che Klein tanto amava di New York, già catturata magistralmente nelle sue foto.
«Antonia and Yellow Taxi, New York, 1962» di William Klein © William Klein, Courtesy Howard Greenberg Gallery
«La prima cosa che la gente fotografa e ama di New York sono Broadway e Times Square – la cosa più bella a New York e in America, disse Klein in un’intervista ad «Aperture», parlando del film. Ma che cosa stanno veramente guardando le persone? Stanno assistendo allo spettacolo della pubblicità; compra questo, compra quello. È bello, ma si tratta di offerte di vendita, e le persone sono affascinate e sedotte dalle pubblicità». Il suo desiderio di immortalare la vita, così come realmente è, continua in tutti i suoi film successivi e comprende argomenti come la fuga di Eldridge Cleaver dall’America e un lavoro, del 1981, sui French Open di tennis.

Il talento ad ampio raggio di Klein gli è valso consensi nel mondo della moda, del cinema, dell’arte e numerosi riconoscimenti, tra cui la Medaglia del Secolo dalla Royal Photographic Society di Londra (1999) e l’Infinity Award for Lifetime Achievement dell’International Center of Photography (2007), oltre a innumerevoli esposizioni allestite in tutto il mondo e importanti acquisizioni da parte dei musei. All’International Center of Photography di New York, la grande mostra dedicata al suo lavoro che doveva chiudere il 12 settembre, è stata prorogata fino al 15 settembre. Nonostante i successi ottenuti in differenti media, Klein è sempre tornato alla fotografia, ed è rimasto un fotografo attivo fino ai suoi ultimi anni di vita.

«Ho un rapporto speciale con Dio, ha detto Klein a «Interview» a proposito dell’approccio alla sua disciplina preferita, e quando scatto la fotografia giusta, Dio mi dà un piccolo Bing! Nella macchina fotografica. E così so di essere sulla strada giusta».

© Riproduzione riservata «Moves and Pepsi, Harlem, New York, 1955» di William Klein © William Klein, Courtesy Howard Greenberg Gallery