Addio a Pio Monti, storico gallerista romano

Scomparso a Roma a 81 anni, negli anni Sessanta è stato un grande amico della scena artistica romana, prima di aprire il primo dei suoi spazi nel 1975

Pio Monti
Giorgio Guglielmino |

Ho conosciuto molto tardi Pio Monti per caso un giorno nella sua galleria aperta a Roma in Piazza Mattei, piazza che tutti chiamano delle tartarughe per via della fontana che risale alla seconda metà del Cinquecento adornata appunto con una serie di tartarughe. Entrai in galleria e Pio Monti era lì, già un po’ incurvato dall’età ma sempre più alto di tutti i presenti, accanto ad una serie di opere poggiate contro una parete. Ci fermammo a commentare un piccolo disegno di Nicola De Maria, che poi acquistai, appeso tra altre piccole delizie e ricordo il piacere con cui guardava l’opera, quasi che l’acquirente fosse lui e non io.

È curioso conoscere un personaggio noto già verso la fine della sua lunga carriera e intravedere nel suo sguardo molto di quello che una vita intensa gli ha riservato. Nato in una città non certo al centro della scena artistica, Macerata, Pio Monti divenne più romano di tanti romani vivendo la vita degli artisti di quegli anni con i quali instaurò una amicizia che andrà ben oltre il rapporto gallerista/artista.

Gli anni ’60 li dedicò ad instaurare rapporti, tra gli altri, con Emilio Prini, Vettor Pisani, Jannis Kounellis e soprattutto con Gino De Dominicis con il quale per alcuni anni divise anche un appartamento. La vita e la sua passione per l’arte contemporanea sfociarono in modo naturale nell’apertura della sua prima galleria nel 1975.

Proprio a Gino De Dominicis, dopo la prematura scomparsa dell’artista, dedicò una serie di mostre che mantennero vivo l’interesse per l’artista e che poi fecero da prologo e corollario alla grande retrospettiva aperta in concomitanza con l’inaugurazione del Museo MAXXI a Roma.

Pio Monti era un gallerista d’altri tempi, abile e sognatore allo stesso tempo, un tipo di mercante di cui oggi nel mondo dell’arte si sente la mancanza. Più che con una fotografia mi piace ricordarlo con l’immagine di un piccolo arazzo che l’amico Alighiero Boetti gli dedicò: «PIO PER MARI E PER MONTI». Un piccolo arazzo allegro e pieno di vita come era lui.
«Pio per mari e monti» (1988) di Alighiero Boetti

© Riproduzione riservata
Altri articoli di Giorgio Guglielmino