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Peter Weibel nel 2019 al Karlsruhe Zentrum für Kunst und Medien (ZKM) durante la mostra «Respektive Peter Weibel» accanto alla sua opera «Video Lumina» (1977)

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Peter Weibel nel 2019 al Karlsruhe Zentrum für Kunst und Medien (ZKM) durante la mostra «Respektive Peter Weibel» accanto alla sua opera «Video Lumina» (1977)

Addio a Peter Weibel, artista visionario e teorico della media art

Morto a 78 anni a Karlsruhe, dove dirigeva lo ZKM, ha lasciato un’impronta indelebile in generazioni di artisti e curatori

Roberta Bosco

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È morto Peter Weibel (Odessa, 1944), artista e teorico della media art e delle nuove avanguardie, da 24 anni dirigeva lo ZKM, (Zentrum für Kunst und Medien) di Karlsruhe in Germania, un’istituzione artistica di referenza internazionale, con un profilo unico al mondo. Weibel è mancato improvvisamente la notte del 2 marzo all’ospedale di Karlsruhe, dov’era ricoverato a causa di una malattia che gli era stata diagnosticata da poco.

In questi giorni nel grande atrio dello ZKM che Weibel aveva trasformato in un’agorà multiculturale, lo ricorda un grande ritratto e una delle sue opere: una televisione anni 60 che trasmette l’immagine di una candela che brucia e cresce, mentre una vera candela sul ripiano del televisore brucia sciogliendosi lentamente. Si tratta del video concettuale «Media May Rewind Reality», con cui ha ricevuto il premio Arco-Beep di Arte Elettronica per la traiettoria, della fiera Arco di Madrid appena conclusa.

«Non sapremo mai perché abbia scelto di esporre proprio quest’opera» si chiede la gallerista di Francoforte Anita Beckers, che per quasi 30 anni ha rappresentato la sua produzione transdisciplinare, che spazia da performance, fotografia, poesia e video, a cinema espanso, arte sonora e installazioni informatiche e multimediali.

Il Museo Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Seul aveva appena inaugurato «respectively, Peter Weibel. Art as an Act of Cognition», esaustiva retrospettiva di una carriera dedicata alla critica della percezione, del linguaggio, dei mezzi di comunicazione e in definitiva della realtà. Sono celebri le sue performance con Valie Export in cui affrontava questioni di genere ante litteram, così come le sue installazioni interattive, fatte a mano, spesso con materiali inusuali.

La notizia ha sconvolto i suoi colleghi che l’hanno visto lavorare nei progetti del centro fino all’ultimo momento e i numerosi artisti che ha supportato e fatto conoscere. Generazioni di creatori in cui ha lasciato il segno con il suo pensiero visionario, la sua conoscenza enciclopedica e il suo straordinario coraggio, hanno inondato i social di condoglianze ed espressioni di gratitudine.

Come docente Weibel ha formato generazioni di studenti e i suoi scritti teorici sul medi art continuano ad essere i più completi, i più lucidi e i più importanti del mondo. Legato al festival austriaco Ars Electronica fin dal 1986, l’ha diretto nei primi anni ’90. È stato direttore delle biennali di Siviglia e di Mosca, curatore del Padiglione Austriaco alla Biennale di Venezia e di innumerevoli esposizioni.

L’ultima mostra da lui inaugurata a gennaio nello ZKM insieme a Claudia Giannetti, su Analivia Cordeiro, pioniera dell’informatica applicata alla danza, verrà presentata al Centro Atlantico d’Arte Moderna de Las Palmas di Gran Canaria dal 30 marzo al 18 giugno.

Peter Weibel nel 2019 al Karlsruhe Zentrum für Kunst und Medien (ZKM) durante la mostra «Respektive Peter Weibel» accanto alla sua opera «Video Lumina» (1977)

Roberta Bosco, 06 marzo 2023 | © Riproduzione riservata

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