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Academiae: giovani artisti senza confini

Mariella Rossi

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«Academiae. Youth Art Biennale» è una mostra d’arte contemporanea dedicata agli allievi di accademie, scuole e università d’arte europee, allestita dal primo luglio al 30 ottobre nella fortificazione austroungarica di Fortezza (a nord di Bressanone), curata da Christiane Rekade e Francesca Boenzi, con 35 artisti emergenti selezionati in collaborazione con 11 artisti docenti come Olaf Nicolai, Judith Hopf, Dora García e Mario Airò.

Ne parla Patrizia Spadafora, presidente dell’Associazione ArtintheAlps Verein e ideatrice del progetto. 

Com’è nato il progetto? 

Con questo progetto desideriamo consolidare il ruolo di ponte fra lingue e culture tipico dei nostri territori. In un momento in cui l’Europa si sta rivelando più fragile, dobbiamo operare per una nuova presa di coscienza collettiva. Questi sono i principi che hanno ispirato «Academiae», insieme alla convinzione che l’arte contemporanea sia quella maggiormente votata a costruire relazioni fra persone e popoli. Gli artisti, in particolare giovani, sono gli artefici di questa rivoluzione, il motore e la forza intellettuale che genera domande, riflessioni e interpretazioni proponendo visioni, talvolta provocatorie, ma sempre di più rivolte al mondo intero. 

Quali sono i vostri obiettivi?

Siamo convinti della centralità dell’innovazione nello sviluppo di un’Europa che deve ripensarsi per mantenere il suo storico ruolo di leader culturale prima ancora che economico. Verso i giovani  artisti l’impegno era di preservare e presentare  la varietà e la diversità delle proposte artistiche. Per chi studia in Accademia ed è all’inizio del proprio percorso formativo la ricerca non ha né ambiti né limiti esplorativi, è una celebrazione della libertà di azione e pensiero. La mostra parla di questa libertà, della possibilità di esplorare temi e tecniche senza i condizionamenti del mercato e del sistema dell’arte. Un impegno che si rispecchia nel titolo «Throwing Balls in the Air», mutuato da una serie di John Baldessari ispirata all’incertezza e alla libertà insite nel gesto artistico.

Come sono stati selezionati gli artisti?

Grazie al dialogo tra curatrici e professori documentato nel catalogo della mostra con brevi interviste attraverso cui le curatrici sollecitano professori e allievi a riflettere su che cosa significhi insegnare e apprendere l’arte. Alcuni artisti presentano interventi site specific, altri, invece, dipinti, sculture e video.

La scelta del Forte ha un valore simbolico?

Il Forte di Fortezza/Franzensfeste è emblematico per il superamento dello scopo militare e la trasformazione in uno spazio di incontro di idee e popoli. Nell’attuale scenario politico, il Forte diventa il luogo ideale per ripensare il significato di confine, non più una linea di divisione ma un punto d’incontro, dialogo e arricchimento culturale.

Mariella Rossi, 11 agosto 2016 | © Riproduzione riservata

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