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L'Art Advisor Dane Jansen allo stand di Kaufmann Repetto a Frieze Los Angeles 2022. Foto Casey Kelbaugh. Cortesia Casey Kelbaugh/Frieze.

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L'Art Advisor Dane Jansen allo stand di Kaufmann Repetto a Frieze Los Angeles 2022. Foto Casey Kelbaugh. Cortesia Casey Kelbaugh/Frieze.

A Los Angeles tra Frieze e Felix

Buoni risultati per le due fiere in un mercato in crescita che si espande anche grazie all’apertura di nuove sedi di importanti gallerie. Crescono i focus su artiste donne e minoranze negli stand, nelle gallerie e nelle mostre istituzionali

Elisa Carollo

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Alla terza edizione nella città degli angeli, prima sotto la direzione di Christine Messineo, Frieze LA ha presentato una curata selezione di 100 gallerie, che la rende molto più gestibile e piacevole da visitare rispetto alle edizioni di Londra o New York.

A prevalere sono le gallerie di Los Angeles (38) a cui si aggiungono espositori dal resto degli Stati Uniti e da altri 17 Paesi. Che sia una fiera particolarmente attenta a promuovere la scena artistica locale lo dimostra anche la sezione Focus LA curata da Amanda Hunt, direttrice dei public program e pratiche creative presso il nuovo Lucas Museum of Narrative Art, che presenta una serie di realtà locali meno note ma non meno interessanti, come In Lieu, Stanley’s, e Bel Ami.

Da opere come un monumentale Baselitz, acquisito nella prima ora a circa 1 milione di dollari da un fondo di investimento americano, all’ampio trittico raffigurante fiamme di Anne Imhof, venduto subito a 200mila dollari da Sprüth Magers, all’altrettanto ampia tela di Paulina Olowska «Artist’s Flea Market» (2021), venduta anch’essa a 200mila dollari da Pace Gallery, alla cui scuderia l’artista si è recentemente aggiunta. L’entusiasmo e un frenetico appetito sono stati subito evidenti: a poche ore dall’apertura gran parte delle opere erano vendute, molte già tramite preview inviate nelle settimane precedenti.

Rapidamente sold out anche nomi emergenti come Felipe Baeza (pre venduto a 10mila dollari da Maureen Paley); le intime scene dipinte da Danielle Mckinney (24mila dollari) e Tau Lewis (che sarà nella prossima biennale), entrambi da Night Gallery; o i densi intrecci di Igshaan Adams, subito sold out per 65mila dollari da Casey Kaplan.

Centrale e insolito il numero di gallerie che hanno optato per focus su artiste donne: uno step importante per una maggiore gender equality all’interno del mercato, che si accompagna ai recenti passi in avanti in ambito istituzionale.

Hauser & Wirth ha dedicato l’intero stand all’artista francese Camille Henrot (recentemente unitasi alla galleria dopo la chiusura di Metro Pictures), le cui opere sono state tutte vendute al secondo giorno, da 20mila a 140mila dollari.

Tutto al femminile anche il group show di Chatêau Shatto con lavori di Helen Johnson, Aria Dean, Emma McIntyre e della giovane Katja Seib che, fresca di biennale Made In LA all’Hammer Museum, ha venduto un’opera da 25mila dollari allo Yuz Museum (Shanghai).

Nello stand di Carlos/Ishikawa, qui come a Frieze Londra, Issy Wood è andata a ruba con prezzi da100mila a 200mila dollari già prima dell’arrivo delle opere in fiera, dove è stata affiancata in una doppia personale dalla giovane artista Evelyn Taichung Wang, meno nota, ma a sua volta quasi sold out al secondo giorno (10mila-20mila dollari).

Altrettanto apprezzato lo stand della londinese Pilar Corrias, dove si veniva accolti da due nuovi lavori di Tshabalala Self (entrambi immediatamente venduti a 145mila dollari) insieme ad altre giovani artisterichiestecome Christina Quarles o Gisela Mcdaniels.

Fra le numerose personali al femminile degno di nota anche lo stand di König Galerie dedicato al colorato mondo manga dell’artista Giapponese Ayako Rokkaku, e le delicate memorie d’infanzia della talentuosa artista colombiana basata a Brooklyn María Bérrio da Victoria Mirò (sold out prima di iniziare la fiera con prezzi fra 75mila e 250mila dollari).

Altrettanto d’impatto lo stand che Vermelho (San Paolo) ha dedicato all’appassionata rivendicazione delle «manifestantes» di Tania Candiani (20mila-50mila dollari) e quello di Ortuzar Projects (New York) con più di 50 anni di multiforme pratica pittorica di Suzanna Jackson (1944), artista afro americana che sta conoscendo un nuovo interesse a seguito della prima retrospettiva (2019) e dell’inclusione in importanti mostre come «Soul of a Nation» al Brooklyn Museum (2018).

Nello stand di Roberts Projects la leggendaria 95enne Betye Saar ha ricreato «LA Energy», un murales commissionato dalla città di Los Angeles nel 1983, distrutto quattro anni dopo durante la riqualificazione del quartiere di Bunker Hill.

Calamita per instagrammer l’installazione «Dreamer’s Folly»di Chris Burden, unica opera nello stand di Gagosian, che sceglie così di celebrare lo storico rapporto con l’artista con cui inaugurò la prima galleria nel 1978. L’opera è stata acquisita nelle prime ore da un’importante istituzione Europea.

Tutto al femminile lo stand di kaufmann repetto, con opere di Latifa Echakhch, che rappresenterà la Svizzera alla prossima Biennale, subito sold out con pressi da120mila a 150mila dollari.

Nonostante la lunga tradizione di ceramica in California, più difficile conquistare il jet set angelino per le sentimentali ceramiche di Simone Fattal, alcune delle quali esposte pochi mesi fa all’Ica di Milano: «Sono narrative molto lontane per il pubblico americano. Pochi sono gli Europei a LA quest’anno, sia in termini di collezionisti sia di gallerie. Io vivo in parte qui, quindi siamo connessi con la comunità, ma non è una fiera facile per gli europei, nemmeno essere ammessi», afferma Francesca Kaufmann al secondo giorno in fiera. kaufmann repetto è infatti fra le poche gallerie Italiane presenti, insieme a Massimo De Carlo e Franco Noero.

Del tutto inaspettata, ma fortunata, la vibrante serie«California Paintings»realizzata da Thomas Houseago durante la pandemia e presentata da Xavier Hufkens: sebbene l’artista sia noto per tutt’altro tipo di lavori, questo inno ai colori accesi e alle energie della natura californiana ha conquistato il pubblico, tanto che a un’ora dall’apertura erano solo più due le opere disponibili, fra i collezionisti che le hanno acquisite per 350mila dollari ciascuna, Pinault e Brad Pitt. L’artista avrà presto una grande mostra al Centre Pompidou Metz e presenterà questi lavori Finlandia.

Poco distante, la fiera parallela Felix ha presentato una selezione altrettanto curata, ma nel clima più mondano offerto dalla cornice delle stanze e delle cabanas bordo piscina nello storico Hollywood Roosevelt Hotel. Fra i 62 espositori dalle varie capitali dell’arte numerose gallerie di New York note per il loro scouting, fra queste 56 Henry, Harper’s, Ramiken, Rachel Uffner, CANADA e Mrs, Astoria e Queens.

Felix è nota per la proposta di nuovi talenti per cui non è ancora troppo tardi, come come Dylan Salomon Kraus e il messicano Bayrol Jimenez, entrambi al loro esordio con la galleria Peres Projects, subito sold out con prezzi fra i 8mila e 20mila dollari.

Presenti anche due Italiane: ZERO…, con uno stand internazionale con talenti anche made in Italy come la giovane Irene Fenara e Alessandro Pessoli, da anni trasferitosi proprio in città, e Luce Gallery, che già al termine del primo giorno poteva contare gran parte delle opere vendute con prezzi fra 10mila e 32mila dollari: «La fiera è andata molto bene per noi. Mi è piaciuto installare i lavori in un contesto di arredamenti, cosa a cui non ero abituato. Felix è una fiera frizzante e giovane, piena di energia», ha commentato Nikola Cernetic, fondatore della galleria.

Tanti gli eventi e i progetti in città, come poi i party che durante i tramonti e le notti angeliane. Anche fra le istituzioni protagoniste, ancora una volta, le donne: Jennifer Packer, alla sua prima mostra istituzionale nella West Coast; e il sogno psichedelico offerto dalla mostra immersiva di Pipilotti Rist (entrambe al Moca LA).

Oltre alle donne, anche altri gruppi a lungo esclusi dalla narrazione dell’arte: il Lacma, per esempio, ha inaugurato in questi giorni «Black American Portraits», un’indagine sulla rappresentazione delle comunità afroamericane con opere che vanno dall’Harlem Renaissance a dotati talenti contemporanei come Kenturah Davis, Amy Sherald e Mickalene Thomas. La mostra si affianca a un altro progetto dedicato alle comunità indigene e identità di frontiera Messico/Usa. Un importante contributo a sostegno della notevole scena creativa Latinx in città è dato da The Mistake Room, sotto la direzione di Cesar García, che ha inaugurato in chiusura della settimana un nuovo ciclo di mostre.

Fra le gallerie della East Coast che stanno per aprire a Los Angeles, l’andamento di queste fiere e l’offerta di esposizioni di livello in tutta la città, questa art week rivela un mercato e scena artistica locale sempre più vivaci.

Lisson ha lanciato con un party la sua nuova location in un ex gay club (sebbene ancora in costruzione e senza opere), Pace ha annunciato l’acquisizione della storica Kayne Griffin, che ora ospita ora una sua mostra di Mika Tajima. Hauser & Wirth aprirà una seconda location a West Hollywood nel gennaio 2023 e David Zwirner aprirà prossimamente uno spazio a Los Angeles.

L’arrivo di queste mega gallerie non è sempre un bene per le realtà locali, potrebbe mettere alla prova la fedeltà di artisti che lavorano da anni con gallerie storiche in città per il mercato angeliano, sebbene rappresentati anche da grandi nomi per quello internazionale.

Il direttore di Night Gallery, all’inaugurazione dei nuovi due spazi che espandono la galleria originaria in un intero distretto aperto alla comunità, confessa di essere sereno, potendo contare su una consolidata relazione con i collezionisti locali: «Ogni 3-4 anni le gallerie di New York cercano di aprire qui, ma poi abbandonano. Staremo a vedere».

Visitare gallerie come Night Gallery, nell’enorme sede di Vielmetter che ospita in contemporanea più di 5 mostre, permette di capire quanto sano sia il mercato angeliano, le realtà che da tempo ne fanno parte, con esso sono cresciute sempre più.

Dopo che tanti americani con la pandemia, hanno preferito il clima e gli ampi spazi californiani alla claustrofobia di città come New York, La La Land sta diventando un sempre più importante centro di produzione e di vendita del contemporaneo.

Questo anche grazie alle sue tante gallerie dedite a una ricerca di avanguardia, a partire da uno dei suoi primi e più grandi promotori, Jeffrey Deitch, a cui si sono aggiunti nel tempo realtà consolidate come Roberts Projects, Kohn, David Kordansky, che sono dietro a tanti dei nomi emersi negli ultimi due tre anni.
Ultimo ad aggiungersi, ma sulla bocca di tutti il 26enne Matthew Brown, che presenta in questi giorni una personale del promettente Alfredo Gonzales Jr, e che sembra godere del supporto dello stesso Deitch, vicino al quale ha aperto.

Se Frieze Los Angeles è stata un importante test per un mondo dell’arte che sta tornando alla normalità, è sicuramente riuscita a dimostrare a pieno che le energie e le risorse sono tante, soprattutto in un mercato come quello americano che non si è mai fermato, ma che anzi con la pandemia è cresciuto in termini sia di player sia di numeri.

L'Art Advisor Dane Jansen allo stand di Kaufmann Repetto a Frieze Los Angeles 2022. Foto Casey Kelbaugh. Cortesia Casey Kelbaugh/Frieze.

Una veduta della mostra «Black American Portraits» (2022), Los Angeles County Museum of Art © Museum Associates LACMA

L'installazione di Chris Burden nello stand di Gagosian a Frieze Los Angeles 2022. Foto Casey Kelbaugh. Cortesia Casey Kelbaugh/Frieze.

Frieze Los Angeles 2022. Foto Casey Kelbaugh. Cortesia Casey Kelbaugh/Frieze.

Lo stand di MASSIMODECARLO a Frieze Los Angeles 2022. Foto Casey Kelbaugh. Cortesia Casey Kelbaugh/Frieze.

Le opere di Suzanne Jackson nello stand di Ortuzar Projects

Lo stand di Xavier Hufkens a Frieze Los Angeles 2022. Foto Casey Kelbaugh. Cortesia Casey Kelbaugh/Frieze.

Lo spazio di ZERO... a Roosevelt Hote per Felix Art Fair

Elisa Carollo, 21 febbraio 2022 | © Riproduzione riservata

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