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I writer all’Officina della scrittura

In un mondo in cui pulsanti e tastiere touch screen hanno sostituito penne e matite chi, se non i writer, può combinare segno e scrittura? Sono loro i calligrafi contemporanei cui l’Officina della Scrittura dedica sino al 15 gennaio la collettiva «Street Arts Volant», curata da Ermanno Tedeschi con la collaborazione di Federica Barletta.

Ad aprire il percorso è il progetto «// No Font Codex» con dipinti, murales, fotografie e opere grafiche di dieci artisti internazionali, tra cui Andrea Riot, Jan Koke, Luca Font, Patrick Hartl e Said Dokins, invitati nel 2016 dalla milanese Avantgarden Gallery a elaborare nuovi codici, sconosciuti ai mass media, in grado di veicolare messaggi non manipolabili o strumentalizzabili.

La mostra prosegue con un pioniere del writing, il newyorkese Rammelzee (1960-2010); amico di Basquiat e inventore del Gothic Futurisme, rappresentava le lettere come coloratissimi dispositivi tecnologici in guerra tra di loro, impegnati a spezzare i legami che formano le parole e dunque le regole della comunicazione. Poi lavori di Etnik, Opiemme e Galo in cui sigle e lettere stilizzate vengono reiterate per dare forma a volti, animali o composizioni più complesse.

I due collettivi torinesi IdroLab e Truly Design sono invece stati impegnati ciascuno in un’operazione di live painting durante il vernissage; diverse le tecniche impiegate, uguale il soggetto: la scrittura.

Una sezione fotografica con scatti di Alex Majioli, David Kassman, Avit Segal, Elisabetta Riccio e Luca Vianello documenta il writing nel suo contesto originario, il tessuto urbano, dove gli interventi furtivi (o appositamente commissionati) permangono per un tempo limitato trasmettendo il proprio messaggio anche al passante più distratto.

Jenny Dogliani, 05 ottobre 2017 | © Riproduzione riservata

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A B City | Jenny Dogliani

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