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Chiara Coronelli
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Quasi 30mila tra provini, stampe, diapositive e negativi, oltre a una collezione di 1.500 titoli tra volumi e riviste: è lo sterminato patrimonio che Carlo Bavagnoli (Piacenza, 1932) ha raccolto durante la sua vita di fotografo e che nel 2000 ha donato alla Fondazione Cariparma.
Dopo un lungo lavoro di catalogazione e digitalizzazione, il fondo viene ora presentato in una selezione ragionata a Palazzo Bossi Bocchi nella mostra «Parma e il mondo di Carlo Bavagnoli» (fino al 28 maggio; catalogo Grafiche Step), realizzata dalla Fondazione e curata dallo stesso fotografo, con Corrado Mingardi, Francesca Magri e Orazio Tarroni.
La rassegna si articola in due parti: la prima è un’ampia sequenza di originali scelti e stampati nel 1961 da Bavagnoli per Cara Parma, il libro dedicato alla città alla quale è da sempre legato; la seconda ripercorre la sua attività in giro per il mondo come reporter di «Life». Comincia a interessarsi alla fotografia nei primi anni Cinquanta frequentando il bar Jamaica di Milano dove incontra Ugo Mulas, Mario Dondero e Alfa Castaldi e nel 1955 pubblica i suoi primi lavori, per entrare subito dopo a «Epoca» e spostarsi a Roma.
Nel 1958 si guadagna una collaborazione con «Life», che pochi anni dopo lo assume assegnandolo prima alla sede di New York (unico italiano ammesso nella redazione americana), poi a quella di Parigi, fino ad affidargli la corrispondenza dall’Italia. Il suo obiettivo si forma sul grande reportage internazionale, preferendo all’evento sensazionale la narrazione della realtà sociale e storica. Nelle sue opere si ritrova un’immediatezza che mescola sintesi compositiva e poesia, e una necessità documentaria che sa inquadrare la vita di ogni giorno come le pagine di storia e gli animali in estinzione.