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Tiziano riscoperto

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Redazione GdA

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Fino al 4 giugno la Cappella della Fortezza di Bard ospita la mostra «Discovering Tiziano: storia di un’attribuzione», che ruota attorno al dipinto «Deposizione di Gesù Cristo al sepolcro» di collezione privata e riscoperto dallo storico dell’arte Andrea Donati.

La mostra, che include la proiezione del filmato «Scoprire Tiziano. Indagine sulla pittura» diretto da Antonio Pintus, è anche l’occasione per presentare i risultati dello studio iconografico e storico-artistico condotti sul grande dipinto (138x177 cm). Tiziano dipinse diverse varianti della «Deposizione»: la prima e più antica, databile al 1526-27, è conservata al Louvre, la seconda è andata perduta, la terzo e la quarta si trovano nelle collezioni del Prado di Madrid, mentre la quinta figura nella Pinacoteca Ambrosiana di Milano.

Quella esposta al Forte di Bard è la sesta versione, cronologicamente anteriore a quest’ultima e unanimemente considerata l’ultima e incompiuta: proviene dalla collezione italo-spagnola de la Riva-Agüero e Francesca Basso della Rovere, e le indagini condotte negli ultimi tre anni hanno consentito di stabilire che il dipinto corrisponde verosimilmente a quello posseduto da Jerónimo Sánchez Coello, fratello del pittore di corte di Filippo II, che lo comprò nel 1576 nello studio di Tiziano e poi lo portò a Siviglia.

Nel 1725 l’opera figura nella proprietà di Manuel de la Riva-Agüero e Francesca Basso della Rovere, discendenti di due illustri famiglie che si trasferirono a Lima, dando origine al ramo di famiglia del primo presidente del Perù. Hanno espresso parere favorevole all’attribuzione specialisti di Tiziano e di pittura veneziana del Cinquecento: Antonio Paolucci, Paul Joannides (Università di Cambridge), Ileana Chiappini di Sorio (Università Ca’ Foscari), Giorgio Tagliaferro (Università di Warwick) e Fabrizio Biferali (Scuola Normale di Pisa).
 

Redazione GdA, 15 aprile 2017 | © Riproduzione riservata

Tiziano riscoperto | Redazione GdA

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