Eleganti signore in raffinati interni borghesi, scorci di paesaggio illuminati dalla luce del sole, nature morte con oggetti semplici, fiori e frutti dalle cromie vibranti: tra gli artisti piemontesi del Novecento Francesco Menzio (1899-1979) è quello che più di tutti ha saputo fondere le atmosfere classiche e metafisiche di Casorati con le inclinazioni fauves e postimpressioniste di Matisse, Derain e Modigliani.
A ripercorrerne la vicenda artistica è la Fondazione Palazzo Mazzetti di Asti, in una retrospettiva curata da Francesco Poli con una cinquantina di dipinti. Esponente tra il 1929 e il 1931 del Gruppo dei Sei di Torino, docente di pittura all’Accademia Albertina dal 1956 e accademico di San Luca dal 1960, Menzio raggiunge la piena maturità già negli anni Trenta e Quaranta, un periodo documentato con lavori come «Autoritratto allo specchio con fiori» e «Le Langhe (Bossolasco)». Tra le opere in mostra anche «Natura morta con cavallino» e «Donna con cappello nello studio».
Corrado Cagli (1910-76) fu invece un esponente della giovane Scuola romana, anch’egli influenzato da Matisse che conobbe a Parigi nel 1938. A celebrarlo a quarant’anni dalla scomparsa è una mostra curata da Angelo Calabrese, Francesco Muzzi e Giuseppe Briguglio nella stessa sede fino al 4 dicembre. Presenta opere del periodo della Scuola romana e di quello americano: tra quest’ultime «Natura morta», «Il cranio e la candela» e «Concertino». Cagli passò dal Neocubismo alla Neometafisica all’Informale, per approdare a personali visioni mitologiche fantastiche.
Chiudono il percorso tre arazzi commissionati dall’Arazzeria astigiana Scassa. Tra i prossimi appuntamenti un inedito confronto curato da Francesco Poli tra l’ultima fase pittorica del britannico Graham Sutherland (1903-80), presente con venti oli, un autoritratto e una selezione di gouache su carta, e la produzione scultorea di Giuliano Vangi (1931), di cui sono esposti una trentina di lavori accompagnati dagli studi preparatori.