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Mario Sironi, «Paesaggio urbano con camion», 1920. Collezione privata Courtesy ED Gallery, Piacenza. Foto Sergio Amici © Mario Sironi by SIAE 2018

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Mario Sironi, «Paesaggio urbano con camion», 1920. Collezione privata Courtesy ED Gallery, Piacenza. Foto Sergio Amici © Mario Sironi by SIAE 2018

Risse in galleria

Alla Fondazione Prada una full immersion nell’acceso clima dell’arte in Italia tra le due guerre

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Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Al focus sul ’900 proposto nel 2018 con un ricco palinsesto di eventi dall’intera Milano (Musei Civici, Pinacoteca di Brera e istituzioni private), la Fondazione Prada contribuisce con una mostra che si annuncia come un appuntamento imperdibile per l’importanza e la quantità delle opere (circa 500 tra dipinti, sculture, disegni, fotografie, manifesti, arredi e modelli architettonici, di oltre cento autori) e dei documenti esposti, molti inediti.

Curata da Germano Celant, la mostra «Post Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics: Italia 1918-1943» si apre dal 18 febbraio al 25 giugno. È un affresco dell’arte italiana tra le due guerre (partendo dalle «Parole in libertà» di Filippo Tommaso Marinetti citate nel titolo), sullo sfondo della vita politica segnata dal fascismo (e dunque anche dalle sue esigenze di propaganda) e delle vicende sociali e urbanistiche che in quegli anni cambiarono il volto del Paese.

Il percorso si dipana tra galleria Sud, Deposito, galleria Nord e Podium. L’allestimento dello studio 2x4 di New York ha escluso gli spazi asettici e decontestualizzanti in cui si è soliti esporre le opere d’arte, e le ha invece poste sullo sfondo di gigantografie dei luoghi in cui allora furono viste: atelier degli artisti, grandi mostre pubbliche o private o case dei collezionisti, come quella di Marinetti in piazza Adriana, a Roma, con il «Footballer» di Boccioni, oggi al MoMA, che giganteggiava in sala da pranzo.

Nulla di neutro o di asettico, dunque, ma un corpo a corpo ingaggiato da ogni opera con il contesto in cui vide la luce, al fine di esplorare anche il sistema di relazioni tra autori, galleristi, collezionisti, critici, ideologi, politici e spettatori. Perché, come sostiene il curatore citando Jacques Rancière, «l’arte non esiste mai in astratto, ma si forma e prende forma in un determinato contesto storico e sociale. In questo senso l’aspetto politico e quello estetico sono inscindibili».

Ecco la ragione della presenza massiccia di documenti, mentre il percorso è inframmezzato da focus dedicati a figure di politici, intellettuali e scrittori (Giuseppe Bottai, Piero Gobetti, Antonio Gramsci, Carlo Levi, Alberto Moravia, Luigi Pirandello, Margherita Sarfatti, Lionello Venturi e altri) che con i loro dibattiti modellavano il clima culturale, spesso rissoso, del tempo. Sullo sfondo delle immagini d’epoca e fra arredi, elementi architettonici e allestimenti del tempo, le opere originali di Giacomo Balla, Carlo Carrà, Felice Casorati, Giorgio de Chirico, Fortunato Depero, Filippo de Pisis, Arturo Martini, Fausto Melotti, Giorgio Morandi, Scipione, Gino Severini, Mario Sironi, Arturo Tosi, Adolfo Wildt e altri ritrovano la loro lettura originaria.

Il tutto alla luce di una dialettica che si accendeva fra i gruppi, spesso fortemente antagonisti, di Futurismo, Valori Plastici e Novecento, Scuola romana e Italiens de Paris, astrattisti e artisti di Corrente, in un panorama artistico e culturale tutt’altro che omologato ma, anzi, caratterizzato da un vibrante pluralismo espressivo. Ricchissimo anche il catalogo, fitto di saggi di specialisti di quella stagione.

Mario Sironi, «Paesaggio urbano con camion», 1920. Collezione privata Courtesy ED Gallery, Piacenza. Foto Sergio Amici © Mario Sironi by SIAE 2018

Ada Masoero, 16 febbraio 2018 | © Riproduzione riservata

Risse in galleria | Ada Masoero

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