Con «Louise Bourgeois. Imaginary Conversations», dal 6 maggio al 6 agosto il Museo Nazionale di Oslo propone in collaborazione con The Easton Foundation il più completo omaggio dedicato in Norvegia negli ultimi vent’anni all’artista franco-americana (1911-2010).
«Bourgeois è comunemente considerata un outsider nel mondo dell’arte, e spesso viene trattata come un’artista isolata», affermano i curatori Andrea Kroksnes e Briony Fer. «“Imaginary Conversations” è una grande mostra che cerca di ribaltare questa immagine convenzionale proponendo un’artista in dialogo con i suoi tempi, che si è anzi costantemente occupata dei cambiamenti artistici e sociali come la rappresentazione del corpo negli anni Sessanta, il femminismo negli anni Settanta e l’epidemia di Aids negli anni Ottanta e Novanta. Solitudine, amore, malattia, sessualità e ruoli di genere sono tematiche condivise da Bourgeois con la cinquantina di artisti presenti nel nostro progetto espositivo».
Da stampe e dipinti degli anni Quaranta alle installazioni degli ultimi decenni, la mostra ripercorre infatti l’intera attività di Louise Bourgeois affiancandole opere, tra gli altri, di Edvard Munch, Pablo Picasso, Alberto Giacometti, Arshile Gorky, Louise Nevelson e Rosemarie Trockel.
I nuclei tematici sono cinque: «Da Parigi a New York» affronta il trasferimento dell’artista negli Stati Uniti degli anni Quaranta, mentre «Casalinghe urlanti, arresti domiciliari e grattacieli» sottolinea l’interesse di Bourgeois per l’architettura intesa sia come claustrofobico spazio domestico (si vedano le serie «Femme Maison» e «Cells») sia come edificio monumentale (i grattacieli ispirano le grandi sculture antropomorfe della serie «The Personage»).
«Artista femminista» indaga il preciso impegno politico assunto negli anni Sessanta e Settanta da molte artiste donne che, come Nan Goldin, Lynda Benglis, Eva Hesse, Yayoi Kusama, Marisa Merz, Senga Nengudi e Alina Szapocznikov, hanno sdoganato parti e aspetti del corpo femminile considerati inappropriati all’esposizione pubblica, in analogia con le organiche e spesso disturbanti sculture di Bourgeois e alcuni suoi ritratti fotografici degli anni Settanta.
I «Sunday Salons», appuntamenti settimanali promossi dall’artista negli anni Novanta come occasione di incontro con i giovani artisti, sono ricordati in mostra da alcuni video proiettati in un vero salotto, che ospiterà parte degli eventi collaterali. «Ragni e streghe» crea infine un percorso tra le opere dell’artista presenti ad Oslo, tra cui il ragno monumentale «Maman» (1999) al Palace Park e le sculture dei parchi Tjuvholmen ed Ekeberg.