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Le origini della prima Galleria comunale bolognese
- Stefano Luppi
- 09 ottobre 2016
- 00’minuti di lettura


La vie en Rose
Le origini della prima Galleria comunale bolognese
- Stefano Luppi
- 09 ottobre 2016
- 00’minuti di lettura
Stefano Luppi
Leggi i suoi articoliImpegnato in un’attenta riflessione sulle origini della Galleria d’arte moderna di Bologna, il MAMbo, l’organismo erede di quel museo, propone fino al 31 ottobre «Villa delle Rose 1936», a cura di Uliana Zanetti e Barbara Secci, supportate dagli studi in catalogo di Anna Maria Matteucci Armandi Avogli Trotti, Manuela Rubbini ed Elena Pirazzoli. La mostra ricostruisce la storica rassegna organizzata ottant’anni fa dallo studioso Guido Zucchini che dispose nelle sale della comunale Villa delle Rose oltre 200 opere di 128 artisti allora quasi tutti viventi: era il patrimonio di cui all’epoca disponeva il Comune in quella sede.
L’appuntamento del MAMbo rievoca anche la donazione, avvenuta nel 1916, della stessa villa che cent’anni fa la contessa Nerina Armandi Avogli De Piccoli destinò a «una galleria d’arte moderna» come si legge nel testamento olografo. Nel 1925, l’edificio venne aperto al pubblico, ma la prima occasione di riordino del patrimonio pubblico fu appunto la mostra del 1936. La ricostruzione del percorso espositivo, in undici sale per un centinaio di opere in totale (molte di quelle esposte allora andarono distrutte durante la seconda guerra mondiale), è stata agevolata da preziose fotografie dell’epoca. Si possono rivedere nella medesima sede lavori di Morandi, De Pisis, Graziosi, Jodi, Tomba, Magnavacca, Viani, fino ai più recenti Carlo Corsi, Flavio Bertelli e Garzia Fioresi.