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Al Centre Pompidou una retrospettiva sull'artista irlandese riunisce 16 delle sue opere video
- Luana De Micco
- 26 luglio 2021
- 00’minuti di lettura


James Coleman, un fotogramma da «Retake with Evidence», 2007
James Coleman il proiezionista
Al Centre Pompidou una retrospettiva sull'artista irlandese riunisce 16 delle sue opere video
- Luana De Micco
- 26 luglio 2021
- 00’minuti di lettura
Luana De Micco
Leggi i suoi articoliIl Centre Pompidou presenta fino al 23 agosto una retrospettiva dell’irlandese James Coleman, 80 anni, noto per il suo lavoro sulle «immagini proiettate». Coleman attinge alla letteratura irlandese (tra John M. Synge e Samuel Beckett) e all’Arte minimalista e concettuale.
All’inizio degli anni ’70 accantona la pittura per dedicarsi alla fotografia e al video, prima con i film su pellicola, come «Fly» (1970) o «Pump» (1972), poi mettendo a punto il dispositivo delle «immagini proiettate», basato sulla proiezione di diapositive sincronizzate a un fondo sonoro, voci narranti o musica.
La sua prima opera di questa serie è «Slide Piece» (1972-73): qui le diapositive scattate in una piazza grigia e deserta di Milano scorrono una dopo l’altra, ma l’immagine non cambia, si ripete sempre uguale. A cambiare sono i commenti che la accompagnano e che, soffermandosi su un particolare o un altro, forniscono interpretazioni diverse della scena.
L’opera di Coleman mette alla prova i meccanismi della percezione dello spettatore, gioca sulle ripetizioni e sulla dissociazione tra testo e immagini. È il suono a dare il ritmo. I testi sono lavorati con minuziosità, il linguaggio può essere letterario e ermetico o, al contrario, banale e basato su cliché.
«Rigettando l’eredità modernista, Coleman si riallaccia alla dimensione letteraria della pittura classica, scrive il Centre Pompidou in una nota. Fissità della pittura e movimento proprio del teatro s’intrecciano in grandi “quadri viventi”, resi fantomatici dall’uso della fotografia e dalla messa in scena di personaggi che li abitano come fossero “morti viventi”».
Il museo parigino espone 16 video, tra cui «Retake with Evidence» (2007), presentato a Documenta 12, che mette in scena l’attore Harvey Keitel, e il più recente «Still Life» (2013-16) che, rompendo con le classiche nature morte, dà vita, con movimenti appena percettibili, a una pianta di papavero.

James Coleman, un fotogramma da «Retake with Evidence», 2007