Luogo felice, Villa Carlotta, fondata a Tremezzo sul lago di Como da Giorgio II Clerici nel 1690, talmente incantevole da essere risparmiata durante la Grande Guerra e affidata nel 1927 all’Ente Morale Villa Carlotta che la gestisce tuttora. Oltre alla bellezza del giardino, colpisce l’armonia all’esterno, una sorpresa ogni stagione, e all’interno, dove si respira l’eleganza ottocentesca delle opere di Canova, Thorvaldsen, Appiani e non solo.
Il Museo si deve alla lungimiranza del secondo proprietario, il collezionista Giambattista Sommariva, che lo valorizzò con i capolavori di Canova e del suo atelier, «Palamede», «Amore e Psiche», «Tersicore», «La Maddalena Penitente»; di Thorvaldsen, con il monumentale fregio «L’ingresso di Alessandro Magno a Babilonia», e di Hayez, con l’«Ultimo addio di Romeo e Giulietta», icona della pittura romantica italiana.
In questo contesto si inserisce la mostra «A/Essenze», fino al 7 novembre, a cura di Fulvio Chimento con opere della Collezione Cattelani nella galleria che si apre sulle stanze private della principessa Carlotta di Prussia (1831-55) e del duca Giorgio II di Sassonia Meiningen (1826-1914), che si sposarono qui nel 1850, ricevendo la villa in dote dalla madre di Carlotta, Marianna d’Orange. L’edificio conserva il nome della principessa, scomparsa a ventiquattro anni, preservandone la memoria.
Il corpus centrale della Collezione Cattelani è costituito da opere contemporanee legate ai temi della spiritualità e dell’arte, come ad esempio la questione dell’immortalità, cara a Gino De Dominicis. Tra gli artisti esposti Joseph Beuys, che attraverso l’arte e la performance ricercò l’essenza stessa della vita, intendendo il processo creativo come opportunità di rigenerazione. Sol LeWitt, che ricerca la forma essenziale nella relazione architettonica tra disegno, spazio e volumi. E poi, ancora, Gilbert & George, Man Ray, Ben Vautier, Konrad Balder Schäuffelen, Eric Anders.