Attraversa tre quarti del XX secolo, sconfinando con qualche opera anche nel nuovo millennio, la mostra «Giorgio de Chirico. Nello specchio del Novecento. Warhol, Schifano, Paolini, Ghirri, Salvo», presentata da Repetto Gallery fino al 16 dicembre.
È del 1926, infatti, il grande, magnifico dipinto di Giorgio de Chirico «La commedia e la tragedia»; del 1928-30 il più piccolo ma monumentale «Cavallo in riva al mare»; del 1929 circa «Gladiatore e leone»; del 1935 (l’anno in cui presentò alla II Quadriennale di Roma il ciclo dei «Bagni misteriosi») l’olio delle «Cabine misteriose», con il mare-parquet suggeritogli dal pavimento incerato di un lussuoso appartamento parigino in cui si rifletteva la figura di un impettito signore che lo precedeva e che, agli occhi dell’autore, rischiava di «affondarci».
Un ciclo di dipinti e disegni, questo, che lo impegnò tra il 1934 e il 1936, nelle cui cabine su palafitte De Chirico rendeva sì omaggio all’amato Max Klinger ma al tempo stesso rievocava le cabine della spiaggia della città natale, Volos, in Grecia, dalle quali si scendeva direttamente in mare.
La mostra segue il percorso di Giorgio de Chirico (1888-1978), attraverso 18 dipinti e 10 disegni, negli anni centrali del suo cammino e nei suoi andirivieni tra generi e stili, spinte in avanti e rivisitazioni (esemplare, in mostra, il bellissimo «Ettore e Andromaca» del 1946-1947, da lui datato però, come fosse un artista concettuale, al 1916, quando appunto fioriva la stagione dei suoi primi «Manichini»), fino alla giocosa, ironica, spiazzante «Neometafisica» quando, ormai anziano, ritrovava teatralmente temi e modi del suo periodo più celebrato, quello della Metafisica degli anni ’10.
A quei tempi era il mentore dei Surrealisti (salvo esserne poi ripudiato appena optò per il «ritorno al mestiere» e al museo) ma li incorniciava allusivamente tra volute e girali. Il nucleo nutrito e prezioso di dipinti e disegni di De Chirico riuniti in questa mostra diventa però anche la premessa per mettere in luce l’influenza esercitata dal suo immaginario su tanti maestri delle generazioni successive.
Andrea Cortellessa nel suo bel testo in catalogo però chiarisce come «i tanti artisti che hanno guardato a lui lo abbiano fatto seguendo direzioni imprevedibili e quanto mai diverse tra loro. Dalla meta-pittura di Giulio Paolini ai travestimenti di Luigi Ontani, dai riferimenti post-classici di Kounellis, Salvo e Parmiggiani ai d’après di Schifano sino ai nuovi paesaggi metafisici di Luigi Ghirri, senza dimenticare la Pop di Jasper Johns e Andy Warhol, tutta una folla di prestigiosi villeggianti dell’arte ha fatto il suo passaggio nell’acqua lustrale del Pictor: tutti hanno fatto il loro Bagno Misterioso».