Dal 7 maggio al 30 luglio MarteS, il Museo d’Arte Sorlini di Calvagese della Riviera (Brescia), aggiunge una nuova, importante tessera al mosaico degli omaggi dedicati da Brescia, nel Museo di Santa Giulia e nel Museo Diocesano, a Giacomo Ceruti (Milano, 1698-1767) che, liberato dal soprannome tardo e riduttivo di «Pitocchetto», riconquista ora la sua statura europea. Lo stesso accade in questa mostra, intitolata «PerDiana! Giacomo Ceruti, capolavori tra Lombardia e Veneto», ordinata da Stefano Lusardi (catalogo Skira a cura di Francesco Ceretti) nel museo Sorlini, intorno a tre capolavori delle sue collezioni permanenti.
Dei tre dipinti, due («La vecchia contadina», 1730-33, e «Il bravo») appartengono alla stagione bresciana, quando l’artista si guadagnò quel soprannome, poi diventato ingombrante. Allora Ceruti dipingeva, con una tavolozza terrosa, la vita degli umili, sempre guardandoli con sincera empatia. «La vecchia contadina» soprattutto è un esempio altissimo della sua pittura pauperista e fu esposta da Roberto Longhi nella grande mostra che nel 1953 dedicò, nel Palazzo Reale di Milano, ai «Pittori della realtà».
Ma lasciata Brescia (in mostra, dall’Archivio di Stato della città, giunge l’unico suo documento autografo conosciuto, del 9 gennaio 1733, in cui l’artista spiega le ragioni, economiche, della sua partenza) e giunto a Venezia, Ceruti conobbe attraverso la strepitosa collezione di Johann Mathias von der Schulenburg l’arte dei pittori più celebrati del tempo, da Sebastiano Ricci a Gianantonio Guardi, da Pittoni a Tiepolo: folgorato da quel sontuoso colorismo, mutò la sua tavolozza e si aprì al gusto veneziano ed europeo.
Appartiene a questa fase la grandiosa tela Sorlini «Diana e le Ninfe sorprese da Atteone» (1740-43), cui sono accostati qui la rara sanguigna «Studio per Diana», ritrovata da Francesco Frangi e giunta dalla Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, che documenta il «prestito», per la figura della dea, da un’acquaforte di Michel Aubert (l’invenzione è di François Boucher) nonché il dipinto «Diana e le Ninfe» di Giovanni Battista Pittoni, dalle Civiche raccolte di Vicenza, testimoni entrambi del puntuale aggiornamento di Ceruti.