Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Lavinia Fontana, «Antonietta Gonzalvus», 1595 ca (particolare) © Château royal de Blois I F. Lauginie © ADAGP, Parigi

Image

Lavinia Fontana, «Antonietta Gonzalvus», 1595 ca (particolare) © Château royal de Blois I F. Lauginie © ADAGP, Parigi

Gli arcimboldiani

Ispirata dalla storica mostra veneziana «Effetto Arcimboldo» Chiara Parisi ha riunito al Pompidou-Metz 250 opere di cinque secoli

Luana De Micco

Leggi i suoi articoli

Con «Face à Arcimboldo» (fino al 22 novembre) s’inaugura la programmazione al Centre Pompidou-Metz di Chiara Parisi, storica dell’arte di Roma, dal 2019 alla testa dell’antenna in Lorena dell’istituzione parigina. La mostra è anche il frutto di una complicità di lunga data con Maurizio Cattelan a cui La Monnaie de Paris, nel 2016, quando la Parisi ricopriva la direzione artistica, aveva dedicato la prima retrospettiva parigina.

Curata dalla stessa Parisi e da Anne Horvath «Face à Arcimboldo» è liberamente ispirata a «Effetto Arcimboldo», la storica rassegna allestita nel 1987 a Palazzo Grassi, a Venezia, da Pontus Hultén (tra l’altro primo direttore del Centre Pompidou). Anche grazie al «fruttuoso dialogo» con Patricia Falguières, Antonio Pinelli e Yasha David, la mostra lorenese analizza la ricchezza dell’eredità che l’opera inventiva del lombardo Giuseppe Arcimboldo (1526-93), moderno ante litteram, ha lasciato agli artisti di cinque secoli.

Sono in tutto 250 le opere esposte, con prestiti di peso, tra cui i disegni di Arcimboldo dagli Uffizi e i cartoni delle vetrate per il Duomo di Milano realizzati a inizio carriera. Delle celebri «Stagioni», il Louvre ha prestato l’«Autunno» e la Real Academia de Bellas Artes di Madrid la «Primavera» (entrambe del 1573). È anche esposto «Il Bibliotecario» (1566 ca) dal Castello di Skokloster, in Svezia.

L’opera di Arcimboldo è il filo rosso di un percorso libero, non cronologico, tra i lavori di un centinaio di artisti di epoche e stili diversi, da Courbet a de Chirico, da Bacon a Magritte, da Alighiero Boetti a Niki de Saint Phalle, da Francesco Guardi a Otto Dix, che in un modo o nell’altro portano in sé la libertà creativa di Arcimboldo.

Lavinia Fontana, «Antonietta Gonzalvus», 1595 ca (particolare) © Château royal de Blois I F. Lauginie © ADAGP, Parigi

Luana De Micco, 30 luglio 2021 | © Riproduzione riservata

Gli arcimboldiani | Luana De Micco

Gli arcimboldiani | Luana De Micco