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Ginevra regina di quadri
- Stefano Luppi
- 09 maggio 2017
- 00’minuti di lettura
Stefano Luppi
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La rassegna «My way. A modo mio», aperta al MAMbo-Museo d’Arte Moderna fino al 28 maggio, ripercorre 44 anni di attività di una delle principali galleriste italiane, Ginevra Grigolo, fondatrice della Galleria Studio G7 di Bologna.
Un omaggio che mette insieme oltre 150 pezzi di decine di artisti trattati dalla Grigolo, disposti lungo un percorso non cronologico, ma legato al gusto della protagonista. Tra le altre sono esposte opere di Gregorio Botta, Mirta Carroli, Mario Ceroli, Omar Galliani, Marco Gastini, Franco Guerzoni, Sol LeWitt, Roy Lichtenstein, Giulio Paolini, Michelangelo Pistoletto, Anne e Patrick Poirier, Robert Rauschenberg, Andy Warhol e David Tremlett con un nuovo wall drawing e Marina Abramovic che presenta un video inedito.
Ginevra Grigolo, come ricorda gli inizi della sua attività?
Cominciai dal nulla con una mostra dedicata a Pistoletto e ai suoi specchi d’acciaio. Siamo partiti il 13 ottobre 1973, in una Bologna molto ricettiva. Successivamente sono passata alla Pop art inglese e americana con Rauschenberg, Dine, Johns, Warhol, Lichtenstein, Rosenquist, Jones, Hamilton. Poi all’Iperrealismo americano, al concettualismo e alle altre correnti rappresentate da Albers, Nauman, Serra, Francis e via via fino a oggi. Il mio intento è sempre stato quello di innovare e dare voce a tutti gli aspetti della cultura contemporanea, esponendo soprattutto scultura e pittura.
Che cosa la spinse a iniziare?
Avevo lavorato tre anni per una galleria molto importante, La Loggia diretta da Bruno Nanni e Maria Pederzini. Poi loro chiusero l’attività e io aprii una mia galleria.
Meglio la Bologna di ieri o di oggi?
Gli anni Settanta e Ottanta sono stati importanti certo, ma anche oggi ci sono cose positive: vedo molti bravi giovani artisti, nell’Accademia e fuori, capaci di produrre cose interessanti.
Lei è nota per avere contribuito alla performance «Relazione nel tempo» del 1977 di Marina Abramovic e Ulay, che per 17 ore restarono schiena contro schiena con i capelli intrecciati. Oltre ai molti artisti stranieri che ha trattato, quali italiani predilige?
Pistoletto, Paolini, Gastini, Luca Maria Patella e tanti degli ultimi anni.
Che cosa caratterizza il suo lavoro?
La grande passione nella ricerca, nel rapporto con gli artisti e nell’esposizione delle loro opere. Ho cercato di fare il mestiere nel modo giusto, anche con esperienze all’estero perché l’arte andava e va vista sul posto, da vicino.
Alla Galleria Studio G7 prosegue intanto, fino al 10 giugno, la mostra «Perfect Day» con Daniela Comani e Fabio Torre.