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«Grazie a Benito Mussolini sono americano», ripete Elliott Erwitt (in realtà Elio Romano Erwitz, di famiglia russo-ebraica), nato a Parigi nel 1928 ma cresciuto in Italia fino al 1939 quando, a causa delle leggi razziali, la famiglia dovette emigrare negli Stati Uniti. Ironico (e autoironico), ma dotato anche di uno sguardo partecipe nei confronti della gente comune che ama fotografare quanto le star, Erwitt (membro dal 1953 dell’agenzia Magnum) è notissimo per le sue fotografie in bianco e nero esposte un po’ ovunque.
Quelle a colori, invece, vengono mostrate per la prima volta in «Elliott Erwitt Kolor» (Sottoporticato di Palazzo Ducale, fino al 16 luglio). Curata da Biba Giacchetti, riunisce 135 scatti selezionati dall’autore per i due progetti a colori «Kolor» e «The Art of André S. Solidor». Nel primo, frutto di un suo «scavo» fra i vecchi negativi Kodak, scorre il suo mondo consueto, fitto di personaggi dello star system e di scene ironiche, quando non irriverenti. Il secondo è invece un gioco intellettuale dell’autore che si identifica nell’alter ego André S. Solidor e mette in luce con humour la sua critica al mondo dell’arte contemporanea.