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La mostra con cui lo scorso anno si è riaperto il Museo del Paesaggio, dopo la lunga chiusura per il restauro, era dedicata Paolo Troubetzkoy, l’artista che, lasciando a Verbania, dov’era cresciuto, 340 sue sculture, ne aveva enormemente arricchito il museo.
Ora, mentre al piano terreno restano esposte le sue opere, per inaugurare il piano nobile, appena riaperto, la curatrice Elena Pontiggia ha costruito intorno al nucleo di sculture di Arturo Martini (altra eccellenza del museo) la mostra «I Volti e il Cuore. La figura femminile da Ranzoni a Sironi a Martini» in corso sino al primo ottobre.
Ottanta le opere, tutte al femminile, tutte delle raccolte permanenti, salvo alcuni importanti dipinti di Sironi, dalle raccolte Isolabella e della sorella dell’artista, Cristina Sironi.
Il percorso si apre con lo «scapigliato» Daniele Ranzoni e con le sue figure «dipinte col fiato», e procede con opere come «Il convegno», 1918, di Ambrogio Alciati; «Madre», 1916, di Mario Tozzi; il gigantesco «Alla vanga», 1890, di Arnaldo Ferraguti, potente esempio di realismo sociale, e alcuni lavori di Achille Tominetti, Achille Funi e altri. Il congedo, dopo le pittrici simboliste Sophie Browne e Adriana Bisi Fabbri (cugina di Boccioni), è affidato ai focus su Arturo Martini, qui con ben 14 figure femminili; su Mario Tozzi, con dipinti degli anni Dieci e Venti, e Sironi, con dipinti giovanili e opere famose, come la grandiosa «Vittoria Alata» del 1935.