Nel 1865 il visionario scrittore inglese Lewis Carroll dette alla letteratura una delle sue storie più amate, «Alice nel Paese delle Meraviglie». In Francia, anche se il romanzo fu subito tradotto, è solo intorno al 1930 che si radicò nell’immaginario culturale, anche grazie all’opera dei Surrealisti, che si identificarono nel racconto che ribaltava tutte le logiche e le regole della fisica.
Nel 1931, Louis Aragon dedicò al romanzo un articolo nella rivista «Le Surréalisme au Service de la Révolution». André Breton scrisse un capitolo su Alice nel suo «Anthologie de l’humour noir» del 1940. Carroll entrò dunque nell’universo surrealista come Rimbaud o Lautréamont. A questa lettura avanguardista del celebre romanzo è dedicata la mostra «Lewis Carroll e i surrealisti» del Mamcs, museo d’arte moderna e contemporanea, dal 18 novembre al 26 febbraio 2023.
Sono esposte un centinaio di opere, dal 1919 alla fine degli anni 60, di Pierre Alechinsky, Salvador Dalí, Victor Brauner, Wilfredo Lam, Man Ray, Eileen Agar, Jane Graverol. Tra i temi affrontati: il legame testo-immagine, la nozione di passaggio, la ribellione, incarnata da Alice, il gioco degli scacchi. Il museo allestisce tra l’altro l’«Alice» di Magritte (1946), di una collezione privata, «La libellula» di Ernst (1934 ca), un assemblaggio di fili di metallo e piume d’uccello, e «Eine Kleine Nachtmusik» (1943) di Dorothea Tanning, prestato dalla Tate di Londra.
Nelle stesse date, il Musée Toni Ungerer, centro internazionale dell’illustrazione, propone «Illustr’Alice», che presenta 150 lavori di celebri illustratori, Dagmar Berková, Peter Blake, Roland Topor o ancora Thomas Nast, prestati da biblioteche e musei di tutto il mondo.