Nel 2010 Deutsche Bank ha istituito il premio annuale «Artist of the Year», destinato ad artisti emergenti attivi specialmente nei lavori su carta e nella fotografia, oggetto dominante della sua vastissima collezione, avviata quarant’anni fa. Il premio consiste in una mostra con catalogo, itinerante in diverse città, e nell’acquisto di alcune opere per la collezione della banca, e la condizione per accedervi è che il lavoro dell’artista sia di rilevanza sociale oltre che artistica e che «sviluppi nuove prospettive sul presente».
Il Global Art Advisory Council di Deutsche Bank, composto da figure come Victoria Noorthoorn, Hou Hanru e Udo Kittelmann, ha scelto quest’anno l’artista cinese LuYan, giovane ma dal curriculum robusto (è stato presente tra l’altro all’ultima Biennale di Venezia nella mostra «Il latte dei sogni»), il cui lavoro, che s’ispira alla fantascienza, ai manga, ai videogiochi e alla cultura tecno, riflette, tra postumanesimo e transumanesimo, sulle sempre più labili distinzioni tra corpo reale e digitale.
Dopo l’esordio a Berlino, la personale «Doku Experience Center», curata da Britta Färber, Global Head of Art di Deutsche Bank, si apre dal 14 settembre al 22 ottobre al Mudec. Protagonista è l’avatar dell’artista Dokusho Dokushi (Doku), di genere neutro e capace di assumere diverse identità: sei, in questo caso, come i sei regni di rinascita del Samsara, la ruota karmica della vita che simboleggia l’eterno ciclo di nascita, morte, reincarnazione.
Fra i lavori esposti, il film «Doku the Self», presentato a Venezia lo scorso anno, il video musicale «Doku the Matrix», concepito per quest’occasione, e la nuova serie «Bardo #1», che mostra Doku in composizioni di mandala.