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Le immagini esposte alla Fondation Opale esplorano tematiche centrali della storia dell’Australia, tra cui il razzismo e l’espropriazione delle terre dei popoli indigeni
- Luana De Micco
- 31 agosto 2022
- 00’minuti di lettura


«Untitled 2000», di Michael Riley, serie CLOUD. © 2022, ProLitteris, Zurich
Aborigeni e contemporanei in dialogo a Crans-Montana
Le immagini esposte alla Fondation Opale esplorano tematiche centrali della storia dell’Australia, tra cui il razzismo e l’espropriazione delle terre dei popoli indigeni
- Luana De Micco
- 31 agosto 2022
- 00’minuti di lettura
Luana De Micco
Leggi i suoi articoliFotografie contemporanee scattate in città australiane e pitture tradizionali aborigene: un dialogo inedito proposto dalla mostra «Présent Fugitif» fino al 6 novembre alla Fondation Opale, centro d’arte dedicato all’arte aborigena in Europa, aperto nel 2018 per accogliere la collezione di Bérengère Primat.
Le immagini esposte, realizzate dal 1990 ad oggi, esplorano tematiche centrali della storia dell’Australia, tra cui il razzismo e l’espropriazione delle terre dei popoli indigeni.
Gli autori in mostra testimoniano questa pagina dolorosa dell’invasione europea: Tracey Moffatt e Tony Albert denunciano gli stereotipi con cui spesso sono rappresentati gli aborigeni, Robert Fielding, discendente di una famiglia spoliata, esplora il conflitto tra le culture locali e occidentali, mentre Michael Riley, nel film «Empire», affronta il tema dell’introduzione della religione cristiana tra la popolazione.
Gli scatti sono accostati a opere d’arte tradizionale, mosaici pavimentali realizzati durante i rituali utilizzando il wamulu, un fiore giallo che cresce nella regione di Alice Springs, nell’entroterra desertico dell’Australia.
La Fondation Opale propone un’opera collettiva di Ted Egan Jangala, Dinny Nolan Tjampitjinpa, Johnny Possum Japaljarri e Albie Morris Jampijinpa.

«Untitled 2000», di Michael Riley, serie CLOUD. © 2022, ProLitteris, Zurich