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A Gand un'imponente retrospettiva in occasione dei 90 anni della scomparsa dell'artista
- Franco Fanelli
- 02 maggio 2018
- 00’minuti di lettura


Medardo Rosso nel suo atelier
A contatto con Medardo
A Gand un'imponente retrospettiva in occasione dei 90 anni della scomparsa dell'artista
- Franco Fanelli
- 02 maggio 2018
- 00’minuti di lettura
Franco Fanelli
Leggi i suoi articoliIl metodo di lavoro di Medardo Rosso (1858-1928) è esso stesso un’opera: non tanto in termini performativi quanto processuali. Il riesame storico e critico del lavoro dello scultore attivato nella seconda metà del XX secolo, dominata appunto da ricerche legate alla transitorietà e alla mutazione della materia, ha fatto emergere con forza questo aspetto, ripreso, sino al 24 giugno, da un’imponente retrospettiva organizzata, a novant’anni dalla scomparsa dell’artista, dal Museo di Belle Arti (Msk) di Gand, che la ospita sino al 24 giugno, in collaborazione con il Museo Medardo Rosso di Barzio (Lecco), diretto da Danila Marsure e curata da Gloria Moure.
La compresenza di 52 sculture, 50 disegni e 70 fotografie consente di approfondire un modus operandi basato su due convinzioni: che la luce determina le forme e che nulla è materia nello spazio, perché ogni cosa è spazio. La scelta del modellato in cera come procedimento principale è sintomatica di una ricerca votata a una progressiva dematerializzazione della forma, un aspetto che emerge anche dai numerosi scatti fotografici con i quali Rosso non solo documentava lo stato di lavorazione, ma cercava un’espansione della forma e della luce nello spazio dell’atelier. Documentano questo aspetto anche 30 contatti, «stampe moderne, spiega la Marsure, da lastre originali di scatti fatti da Rosso nello studio, dove si vede l’occhio dell’artista che lavora nello spazio e che crea installazioni di opere».

Medardo Rosso nel suo atelier