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Nella «settimana dell’arte» milanese la città si è popolata di nuove opere d’arte contemporanea
- Ada Masoero
- 13 aprile 2023
- 00’minuti di lettura


«Where Strata Gather», di Otobong Nkanga. Foto: Alberto Fanelli
Tutta l’arte pubblica per Art Week
Nella «settimana dell’arte» milanese la città si è popolata di nuove opere d’arte contemporanea
- Ada Masoero
- 13 aprile 2023
- 00’minuti di lettura
In occasione di Art Week Base Milano ha inaugurato con Mudec, nella propria Ground Hall (via Bergognone 34), l’opera di arte pubblica «Cancel patriarchy» (fino al primo settembre) di Claire Fontaine, «artista collettiva» formata nel 2004 da James Thornhill e Fulvia Carnevale che, con le frasi luminose «Patriarchy kills love» e «We are all clitoridian women», rende omaggio a Carla Lonzi e al suo pensiero sul patriarcato.
Nel passaggio che collega Base al Mudec, s’inaugura in contemporanea «I Trenta», murale di Flavio Favelli, a cura di Alice Cosmai e Alessandro Oldani, che si riconnette alla mostra «Rainbow», in corso nel museo fino al 2 luglio, accostando in una composizione dai colori cangianti 30 passaporti di altrettanti Paesi.
Altre opere di arte pubblica s’inaugurano in altri luoghi della città: fino al 26 aprile, «Aria, terra, acqua», a cura di Marina Pugliese e Alessandro Oldani con Gianmarco Cugusi, doppio intervento di Franco Mazzucchelli (1939), che espone i suoi famosi gonfiabili di PVC nel Giardino Giancarlo De Carlo di Triennale (qui, «Aperta parentesi») e alla Darsena dei Navigli, dove ha allestito lo spettacolare «Elica».
Nel Parco CityLife, la collezione di arte pubblica del Comune di Milano «Art Line» si arricchisce, con il coordinamento di Roberto Pinto e Katia Anguelova, dei lavori «Where Strata Gather» di Otobong Nkanga (1974), «Sundown» di Liliana Moro (1961) e «Come fare?» di Rossella Biscotti (1978), mentre Serena Vestrucci (1986) aggiunge un nuovo elemento al suo lavoro del 2017 «Vedovelle e Draghi Verdi» (i nomi della fontanelle pubbliche milanesi), di cui ridisegna le bocchette.

«Where Strata Gather», di Otobong Nkanga. Foto: Alberto Fanelli