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Stelle in città

Federico Florian

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Tra gli altri imperdibili eventi (non collaterali) in corso durante la Biennale, oltre alla personale di Damien Hirst a Punta della Dogana e a Palazzo Grassi, sedi della Fondazione Pinault una menzione va alla doppia mostra di Giovanni Anselmo ed Elisabetta di Maggio (entrambe a cura di Chiara Bertola) alla Fondazione Querini Stampalia dal 10 maggio al 24 settembre. «Senza titolo, invisibile, dove le stelle si avvicinano di una spanna in più, mentre oltremare appare verso Sud-Est, e la luce focalizza…» è il titolo del progetto che Anselmo ha immaginato per lo spazio di Carlo Scarpa: tra le opere in mostra «Senza titolo» (1967), composta da una lastra in plexiglas piegata da un ferro uncinato; «Invisibile» (1970-1998-2007), un blocco di granito con sopra incisa la parola «visibile»; e «Dove le stelle si avvicinano di una spanna in più» (2001-16), in cui sei blocchi di pietra compongono le tappe di un sentiero. Sono installazioni che l’artista descrive come «paesaggi da osservare affacciati alla finestra della nostra immaginazione». L’intervento della Di Maggio, invece, occupa una stanza «segreta» dietro la camera da letto del palazzo dei Querini Stampalia: qui l’artista modella un cabinet de curiosités in cui combina elementi personali a oggetti appartenenti all’archivio storico della famiglia veneziana. Un lavoro sulla relazione tra passato e presente.


Ca’ Rezzonico ospita dal 13 maggio al 26 novembre una mostra di lavori inediti dell’artista torinese Marzia Migliora, a cura di Beatrice Merz (Velme). Un progetto che comprende cinque installazioni, collocate in diversi punti del palazzo: «La fabbrica illuminata», ad esempio, posta nel «portego de mezo», è composta da cinque banchi da orafo, illuminati da una fila di neon e sui quali, per ciascun ripiano superiore, è posto un blocco di salgemma. L’opera gioca sull’immagine del sale come «oro bianco», affrontando il tema dello sfruttamento delle risorse naturali e della conversione della merce in guadagno. L’artista, che due anni fa era stata invitata nel Padiglione Italia, interviene inoltre sulle specchiere delle sale e su un gruppo scultoreo di Andrea Brustolon, ruotando le statue di 180 gradi: la mano di Marzia Migliora interferisce con le collezioni e gli oggetti custoditi nel palazzo, riplasmandone la delicata configurazione.


Un’accurata retrospettiva di Mark Tobey (1890-1976), a cura di Debra Bricker Balken, è allestita alla Collezione Peggy Guggenheim dal 6 maggio al 10 settembre. La mostra si propone di riesaminare la produzione artistica del maestro americano, a partire dai piccoli dipinti degli anni Quaranta, raffiguranti griglie fittissime di linee (un’allusione al vertiginoso skyline urbano newyorkese), sino alle opere epiche degli ultimi anni, che consistono in composizioni astratte di grandi dimensioni. L’esposizione rivela la dimensione pacata e introspettiva della pratica di Tobey, un artista che resta in disparte rispetto alla retorica «americanità» incarnata dalla New York School. 


«The Boat is leaking. The Captain is lied», a cura di Udo Kittelmann, è la collettiva che la Fondazione Prada presenta negli spazi di Ca’ Corner della Regina dal 13 maggio al 26 novembre. Riunendo le produzioni dello scrittore e regista Alexander Kluge, dell’artista Thomas Demand, e della scenografa e costumista Anna Viebrock, la mostra è il risultato di una collaborazione che, nelle parole di Kittelmann, «trae origine dalla comune consapevolezza, a livello emotivo e teorico, delle criticità del nostro presente e della complessità del mondo in cui viviamo». Opere filmiche e fotografiche, ambientazioni spaziali e scenografie occupano il piano terra e i due piani nobili del palazzo settecentesco, in una simbiosi tra cinema, arte visiva e teatro.


Da non mancare, infine,  la retrospettiva di Alighiero Boetti presso la Fondazione Cini, a cura di Luca Massimo Barbero («Minimum/Maximum», in collaborazione con Tornabuoni Arte): una mostra che dal 12 maggio al 12 luglio propone un confronto sistematico tra il formato minimo e massimo di tutti i principali cicli di opere dell’artista torinese, prodotti tra il 1967 e il 1994.

Federico Florian, 07 maggio 2017 | © Riproduzione riservata

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