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Il rapporto di Francesco Somaini con New York si avvia nel 1960, quando allestisce una personale nell’Istituto italiano di Cultura. La città e la sua architettura, non meno degli incontri con i grandi collezionisti americani frequentati anche nei successivi soggiorni, esercitano un impatto potente su di lui, che tra il 1967 e il 1976 opera ripetutamente negli Stati Uniti, realizzando sculture monumentali a Baltimora, Atlanta e Rochester. In quegli anni lo scultore (Lomazzo, Como, 1926-Como, 2005), riflette sul rapporto tra arte e architettura. Dalla metà degli anni Settanta, realizza le «Carnificazioni di un’architettura» («Sfinge a Manhattan», «Colosso a New York»), sorta di modelli di edifici misteriosi e alieni.
A questi anni la Triennale di Milano, con l’Archivio intitolato all’artista, dedica dal 13 gennaio al 5 febbraio la mostra «Francesco Somaini. Uno scultore per la città. New York 1967-1976» (catalogo Skira), curata da Enrico Crispolti e Luisa Somaini, che hanno riunito 16 sculture, 15 disegni e 14 fotomontaggi.