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- Silvano Manganaro
- 06 dicembre 2016
- 00’minuti di lettura


Settant’anni veloci
- Silvano Manganaro
- 06 dicembre 2016
- 00’minuti di lettura
Silvano Manganaro
Leggi i suoi articoliL’Istituto Svizzero festeggia i suoi settant’anni con una nuova squadra e grandi ambizioni, prima fra tutte quella di «far convivere la modernità con la storia, avvicinare l’arte e la scienza». Questi almeno gli intenti della neonominata direttrice Joëlle Comé (in carica dal primo agosto) e dell’head curator Samuel Gross, ideatore della mostra «La velocità delle immagini», in corso al primo piano dell’istituto fino al 21 gennaio.
Nella splendida cornice di Villa Maraini, nove artisti si «confrontano» con un’opera di Giacomo Balla di proprietà dell’istituto: «Paesaggio - sensazione di cocomero» (1918). O, almeno, è da lì che il curatore fa partire una serie di riflessioni sul concetto di modernità e di velocità, quest’ultima intesa come rapidità con le quali le immagini si diffondono e circolano a livello globale, divenendo strumento artificiale nelle mani degli artisti.
Il medium privilegiato sembra essere la pittura (gli enigmatici Nicolas Fernandez, «Three philosopher» 2013, e Urban Zellweger o il minimalista Sylvain Croci-Torti) o la sua strana manipolazione digitale (Manon Wertenbroek, Luisa Gagliardi); non mancano però opere scultoree (il minimalista Emanuele Marcuccio o la poverista Chloé Delarue), video (Miriam Laura Leonardi) o progetti del graffitista Rammellzee. Completano il percorso due installazioni che abiteranno gli spazi del patio e del giardino per un anno: una grata e un vaso di Valentin Carron e un grande neon di Sylvie Fleury con scritto «Miracle».