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Il dialogo tra i due artisti va ben oltre gli aspetti puramente formali, secondo le curatrici
- Roberta Bosco
- 30 giugno 2020
- 00’minuti di lettura
«Monument des Bourgeois de Calais» (1889) di Auguste Rodin, Parigi, Musée Rodin. Foto: Christian Baraja. © Musée Rodin
Rodin e Giacometti alla Fundación Mapfre
Il dialogo tra i due artisti va ben oltre gli aspetti puramente formali, secondo le curatrici
- Roberta Bosco
- 30 giugno 2020
- 00’minuti di lettura
Roberta Bosco
Leggi i suoi articoliAuguste Rodin (1840-1917) e Alberto Giacometti (1901-66) non s’incontrarono mai. Separati da una generazione, vissero in ambienti molto diversi e quando Giacometti arrivò a Parigi per studiare, erano ormai trascorsi cinque anni dalla morte di Rodin.
«Nonostante l’ammirazione che prova per lui fin dall’infanzia, all’inizio Giacometti rinnega Rodin, ma in seguito gli professa un rispetto pubblico crescente», ha spiegato Catherine Grenier, direttrice della Fondazione Giacometti e cocuratrice, con Catherine Chevillot, direttrice del Musée Rodin, della mostra «Rodin-Giacometti».
Nella madrilena Fundación Mapfre fino al 23 agosto sono riunite oltre 200 opere suddivise in nove sezioni. Secondo le curatrici il dialogo tra i due artisti va ben oltre gli aspetti puramente formali. Entrambi dissezionano sentimenti universali: Rodin attraverso l’espressività del viso e dei gesti e Giacometti, con le sue caratteristiche figure allungate e fragili.
La connessione tra i due maestri, che per tutta la vita cercarono un nuovo linguaggio con cui catturare nella materia l’essenza della natura umana, raggiunge il climax alla fine del percorso espositivo dove gli «uomini che camminano» di entrambi concentrano tutte le loro analogie.
«Monument des Bourgeois de Calais» (1889) di Auguste Rodin, Parigi, Musée Rodin. Foto: Christian Baraja. © Musée Rodin
«La Clairière» (1950) di Alberto Giacometti, Parigi, Fondation Giacometti. Foto: Fondation Giacometti, Parigi. © Alberto Giacometti Estate / VEGAP, 2020