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Piercarlo Bontempi, Bruno Gregori, Giorgio Gregori, Alessandro Guerriero, Alessandro Mendini, «Città Alchimia», Biennale di Architettura di Venezia 1982, Archivio Alessandro Mendini

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Piercarlo Bontempi, Bruno Gregori, Giorgio Gregori, Alessandro Guerriero, Alessandro Mendini, «Città Alchimia», Biennale di Architettura di Venezia 1982, Archivio Alessandro Mendini

Rivive a Milano la rivoluzione del design italiano firmata Alchimia

Su un tappeto-zattera all’ADI Design Museum allestite oltre 150 opere per la prima retrospettiva completa del gruppo fondato nel 1976 e sciolto nel 1992

Carla Cerutti

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Nel 1976 nasce a Milano il gruppo Alchimia, fondato da Alessandro e Adriana Guerriero, un collettivo di menti brillanti, primi fra tutti Alessandro Mendini, Ettore Sottsass, Andrea Branzi e Michele De Lucchi, accomunati dal desiderio di cambiare il sistema del design internazionale ognuno con la propria specificità e totale libertà creativa. Finalmente Milano, luogo nel quale tutto ebbe origine, gli dedica la prima retrospettiva completa, «Alchimia. La rivoluzione del design italiano», nella sede dell’ADI Design Museum dall’11 novembre al 22 gennaio 2026 a cura di François Burkhardt, Tobias Hoffmann e Alessandro Guerriero. La tappa inaugurale della mostra è avvenuta, in realtà, al Bröhan-Museum di Berlino (aprile-settembre 2025) e abbiamo chiesto ad Alessandro Guerriero perché prima a Berlino piuttosto che a Milano: «L’idea è stata di François Burkhardt, tra i massimi studiosi di teoria e storia dell’architettura e del design, che già nel 1986 aveva scritto l’introduzione al catalogo, edito proprio da Allemandi, della mostra “Alchimia. 1977-1987”, tenutasi presso la Galleria Rocca6 a Torino nel dicembre 1986. A distanza di quasi quarant’anni, in un momento di stasi del design tedesco, ha pensato che la poetica inventiva di Alchimia avrebbe potuto rivitalizzarlo e quindi ha organizzato questa mostra, insieme a Tobia Hoffmann, che, dopo il successo berlinese, è naturalmente approdata a Milano».

A Milano l’esposizione ha un allestimento diverso, un «tappetozattera» concepito da Guerriero per far immergere il pubblico nel mondo utopico e sperimentale di Alchimia, sul quale trovano posto oltre 150 opere tra oggetti, schizzi, tele, fotografie, video e arredi, comprese alcune icone del movimento come la poltrona «Proust» o il divano «Kandissi» di Alessandro Mendini o un comodino, un mobile vetrina e un armadio della serie «Mobile Infinito», operazione collettiva e antieroica concepita da Alessandro Guerriero sulla falsariga del gioco surrealista chiamato «Cadavre Exquis», che consisteva in una carta piegata sulla quale più persone componevano frasi o disegni senza poter vedere le creazioni precedenti, affinché potesse emergere qualcosa di spontaneo e imprevedibile da una collaborazione collettiva. «Ho coinvolto una quarantina di autori, continua Guerriero, ognuno con il compito di progettare alcune parti dei singoli arredi: dalle maniglie ai piedini, dalle gambe ai cassetti, dalle superfici alle decorazioni con un risultato finale tra i più emblematici della stagione di Alchimia». Un laboratorio dove design, architettura, arti visive, moda, musica e performance si confrontavano liberamente: «Un’avventura culturale e artistica, conclude Guerriero, guidata dalla volontà di esprimere un progetto capace di trasformare l’ambiente in cui gli uomini vivono per renderlo appassionato, emotivo e concreto, come i desideri che ciascuno coltiva dentro di sé». Quest’avventura terminerà all’inizio degli anni Novanta, quando Alchimia apre un proprio museo: una decisione che Guerriero vede come un indicatore del fatto che è ora di considerare il gruppo parte del passato. Così nel 1992 scioglie Alchimia. La mostra, realizzata sotto il patronato congiunto del presidente federale tedesco Frank-Walter Steinmeier e del presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, è corredata di un catalogo di 400 pagine in tre lingue, curato da François Burkhardt e Tobias Hoffmann, in coedizione tra Bröhan-Museum e ADI Design Museum.

Ettore Sottsass, «Libreria», 1980. © VG Bild-Kunst

Alessandro Mendini, «Poltrona Proust», 1978, collezione Bauhaus. Photo: Carlo Lavatori / Archivio Alessandro Mendini

Carla Cerutti, 08 novembre 2025 | © Riproduzione riservata

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