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Guido Reni, «Lotta tra Amorini e Baccarini», 1613-15 ca, Torino, Musei Reali-Galleria Sabauda

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Guido Reni, «Lotta tra Amorini e Baccarini», 1613-15 ca, Torino, Musei Reali-Galleria Sabauda

Ripercorsa a Torino la fortuna di Guido Reni presso i Savoia

Tra la ventina di opere esposte alla Galleria Sabauda per i 450anni della morte del pittore bolognese anche una maestosa pala recentemente restaurata

In occasione del 450mo anniversario della nascita del pittore bolognese (1575-1642), la Galleria Sabauda di Torino presenta, dall’11 ottobre al 18 gennaio 2026, la mostra «Il “divino” Guido Reni nelle collezioni sabaude e sugli altari del Piemonte», focalizzata sull’apprezzamento della corte sabauda, fin dalla nascita delle collezioni ducali e tra il Seicento e l’Ottocento, per la pittura classicista bolognese e nello specifico per l’arte di Guido Reni, il cui stile incentrato sull’armonia delle forme e sulla celebrazione di una bellezza ideale desunta dai modelli scultorei dell’antichità e dai grandi maestri del Rinascimento, doveva essere particolarmente congeniale alla ricerca di maestosità ed eleganza nella progettazione della decorazione e dell’arredo delle residenze sabaude e degli altari di corte.

A cura di Annamaria Bava e Sofia Villano, la rassegna riunisce oltre 20 opere tra dipinti, disegni e incisioni che documentano l’intera carriera del pittore, dagli anni giovanili alla maturità. Al nucleo di opere provenienti dalle collezioni dei Musei Reali, si aggiungono tre prestiti dal territorio piemontese e dal Musée des Augustins di Tolosa. 

Il percorso espositivo si apre con le opere del maestro entrate nelle collezioni ducali nel Seicento; tra queste, le due versioni di «Marsia scorticato da Apollo»: quella originariamente collocata nella «Camera delle Muse» del Palazzo Ducale, successivamente requisita dalle truppe napoleoniche nel 1799 e attualmente a Tolosa, e la sua replica seicentesca conservata nella Galleria Sabauda. Oltre che per la sua forza visiva, in una composizione dominata dalla figura idealizzata di Apollo, incarnazione della bellezza classica e della razionalità divina, in contrasto con il corpo martoriato di Marsia, simbolo della tracotanza punita, il dipinto si segnala per il valore simbolico: la vittoria dell’intelletto e dell’armonia apollinea sulla brutalità e sull’eccesso, un tema in linea con le riflessioni che dovevano svolgersi nell’Accademia romana dei Desiosi, fondata dal cardinale Maurizio di Savoia, che ricevette in dono l’opera originale dal cardinale Alessandro d’Este per legato testamentario. Appassionato mecenate, raffinato collezionista ed estimatore della pittura classicista, il principe cardinale Maurizio di Savoia soggiornò per lunghi periodi a Roma, dove frequentò la corte di papa Urbano VIII Barberini. Proprio alla committenza del prelato sabaudo si fa risalire la tela «San Maurizio che riceve la palma del martirio» (1615-18), proveniente dal Santuario di Santa Maria dei Laghi di Avigliana (To), luogo di antica devozione mariana e meta di pellegrinaggi, sostenuto dai Savoia con doni e offerte nel Seicento come strumento di legittimazione religiosa e politica.

Altre importanti tele di Guido Reni appartenevano alle raccolte del principe Eugenio di Savoia Soissons, abilissimo stratega, comandante in capo dell’esercito asburgico, ma anche raffinato bibliofilo e collezionista di opere d’arte. Tra i dipinti confluiti nelle collezioni reali dopo la sua morte, grazie all’acquisto di re Carlo Emanuele III, e tuttora esposte in Galleria Sabauda, spiccano «San Giovanni Battista», capolavoro della tarda maturità dell’artista, «San Girolamo», collocabile anch’esso all’ultimo periodo della sua produzione, e la «Morte di Lucrezia», tema particolarmente frequentato dal pittore.

Una parte della rassegna è dedicata a esempi dell’attività incisoria di Guido Reni appartenenti al fondo di grafica della Galleria Sabauda, come una «Madonna con Bambino e san Giovannino» e una «Sacra famiglia con due angeli in volo». I legami del maestro con l’editoria sono documentati dai «Dissegni degl’apparati fatti in Bologna per la venuta di N.S. Papa Clemente VIII l’anno MDXCVIII intagliati da Guido Reni», pubblicati per la prima volta a Bologna nel 1598 da Vittorio Benacci e di cui la Galleria Sabauda conserva il frontespizio e nove tavole dell’edizione senza data stampata sempre a Bologna presso Gioseffo Longhi. A questi fogli si aggiungono due disegni a carboncino e pietra rossa attribuiti a Guido Reni presenti nelle raccolte della Biblioteca Reale: uno «Studio per una testa di frate in estasi» e uno «Studio di testa di giovane donna» avente sul verso «Studi di mani».

Chiude il percorso della maestosa pala dell’«Assunzione della Vergine», riscoperta nella chiesa parrocchiale di San Verano ad Abbadia Alpina, frazione di Pinerolo (To). La tela, che viene presentata dopo un complesso intervento di restauro eseguito dal Laboratorio di Cesare Pagliero sotto la direzione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Torino, con il sostegno del Ministero della Cultura e della Diocesi di Pinerolo, giunse in Piemonte grazie al desiderio di Ruggero Tritonio di omaggiare l’antica e ricchissima abbazia benedettina intitolata a Santa Maria (poi riedificata nel XVIII secolo), di cui nel 1589 era divenuto abate commendatario, abbellendola con l’invio da Roma di un’opera appositamente richiesta a Guido Reni, che la realizzò tra il 1605 e il 1606. Il dipinto costituisce un tassello importante della fortuna del maestro bolognese sul territorio piemontese e documenta una preziosa testimonianza della prima attività romana dell’artista, quando il giovane pittore entra in contatto anche con la moderna pittura di Caravaggio.

Guido Reni, «San Gerolamo», 1640 ca, Torino, Musei Reali-Galleria Sabauda

Guido Reni, «San Giovanni Battista», 1635 ca, Torino, Musei Reali-Galleria Sabauda

Grazia Mazzarri, 11 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

Ripercorsa a Torino la fortuna di Guido Reni presso i Savoia | Grazia Mazzarri

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