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«Tea Party, ou Le Thé chez Angelina», 1971, di Niki de Saint Phalle, mumok - Museum moderner Kunst Stiftung Ludwig Wien, Prestito dell’austriaca Ludwig-Stiftung, dal 1981. Foto: mumok - Museum moderner Kunst Stiftung Ludwig Wien, © 2022 Niki Charitable Art Foundation, All rights reserved / ProLitteris, Zurich

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«Tea Party, ou Le Thé chez Angelina», 1971, di Niki de Saint Phalle, mumok - Museum moderner Kunst Stiftung Ludwig Wien, Prestito dell’austriaca Ludwig-Stiftung, dal 1981. Foto: mumok - Museum moderner Kunst Stiftung Ludwig Wien, © 2022 Niki Charitable Art Foundation, All rights reserved / ProLitteris, Zurich

Quel che l’allegria delle Nanas di Niki de Saint Phalle nasconde

La Kunsthaus di Zurigo riunisce 100 opere dell’artista francese, la cui produzione era sorprendentemente sfaccettata

Elena Franzoia

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Nonostante l’incendio che all’inizio di agosto si è sprigionato, per probabili cause tecniche, nell’edificio Moser mettendo a rischio circa 400 opere, inaugura il 2 settembre alla Kunsthaus la grande mostra antologica «Niki de Saint Phalle» (fino all’8 gennaio), con cui il direttore e curatore Christoph Becker si congeda dall’istituzione.

Realizzata in collaborazione con la Schirn Kunsthalle Frankfurt, la selezione di circa 100 opere ricostruisce l’intera carriera dell’artista francese, dai primi assemblaggi (come «Green Sky» del 1961) eseguiti nell’ambito del Nouveau Réalisme alle ultime grandi sculture che trovano la loro più compiuta espressione nelle «Nanas» (di cui una non a caso scelta anche da Cecilia Alemani per la sua mostra curatoriale «Il latte dei sogni» alla Biennale di Venezia) e in quell’operazione di arte ambientale rappresentata dal Giardino dei Tarocchi di Capalbio, realizzato a partire dal 1978 insieme al secondo marito Jean Tinguely.

«Niki de Saint Phalle ha guadagnato fama mondiale con le sue “Nanas”, che esemplificano l’allegria apparentemente spensierata tipicamente associata all’artista. Eppure in lei c’è molto di più, afferma Becker. La sua produzione è sorprendentemente sfaccettata: eccentrica, emotiva, oscura e brutale, umoristica, enigmatica e stimolante. Il suo spettro straordinariamente ampio spazia fino al teatro, al cinema e all’architettura, affrontando questioni sociali e politiche, sfidando le istituzioni e stabilendo nuovi ruoli in modi che conferiscono al suo lavoro una rilevanza duratura e contemporanea. Con i suoi leggendari “Shooting Paintings”, creati con azioni provocatorie già negli anni Sessanta, Niki de Saint Phalle ha inoltre dato un contributo fondamentale all’arte della performance, oggi così attuale».

L’omaggio della Kunsthaus è del resto motivato dalla stessa biografia dell’artista, che proprio a San Gallo espose per la prima volta al pubblico nel 1956 e fece della Svizzera, insieme a Francia, Italia e Stati Uniti, uno dei baricentri della sua vita certo aristocratica e cosmopolita, ma anche segnata da una difficilissima infanzia all’origine di opere oniriche e contrastate come «L’accouchement rose» del 1964 o la fallica «Trilogia di obelischi» del 1987.

«Tea Party, ou Le Thé chez Angelina», 1971, di Niki de Saint Phalle, mumok - Museum moderner Kunst Stiftung Ludwig Wien, Prestito dell’austriaca Ludwig-Stiftung, dal 1981. Foto: mumok - Museum moderner Kunst Stiftung Ludwig Wien, © 2022 Niki Charitable Art Foundation, All rights reserved / ProLitteris, Zurich

Elena Franzoia, 02 settembre 2022 | © Riproduzione riservata

Quel che l’allegria delle Nanas di Niki de Saint Phalle nasconde | Elena Franzoia

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