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- Ada Masoero
- 14 novembre 2016
- 00’minuti di lettura


Quando Buffet era più famoso di Dubuffet
- Ada Masoero
- 14 novembre 2016
- 00’minuti di lettura
Oggi si chiamano «magazine», allora rotocalchi: furono uno dei grandi fenomeni editoriali e di costume degli anni Sessanta, figli del boom che portava l’Italia fuori dalla miseria e dalle tragedie della guerra. I più diffusi erano «Epoca», «Tempo», «Oggi», «L’Europeo», tutte testate che raggiunsero in quegli anni tirature superiori a quelle dei quotidiani, con un forte impatto sui gusti, le aspirazioni e la mentalità del tempo.
Non mancarono di registrare e diffondere la conoscenza di un altro fenomeno inedito, quello dell’«arte moderna», che conosceva presso le nuove classi emergenti un vero «successo di scandalo», turbando i nuovi borghesi per la sua «incomprensibilità» ma al tempo stesso attraendoli con la sua novità. La mostra «Boom! 60. Era arte moderna», curata da Mariella Milan e Desdemona Ventroni con Maria Grazia Messina e Antonello Negri e aperta al Museo del ’900 fino al 26 marzo (catalogo Electa) racconta questo singolare fenomeno attraverso 140 lavori di pittura, scultura e grafica, spesso dalle collezioni del museo, degli artisti allora di maggior successo, accostandoli agli articoli che li commentavano su quelle riviste popolari.
Con un approccio sfaccettato, la mostra, allestita da Atelier Mendini, mette in luce quella critica d’arte «alternativa» diffusa dai rotocalchi ma anche il rapporto tra divi e artisti, provato dalle fotografie di Brigitte Bardot con Picasso, Gina Lollobrigida con Capogrossi, Susan Strasberg con Gentilini, e altri ancora, o dalle immagini delle ricche collezioni di arte contemporanea di star come Kirk Douglas, Sophia Loren, Monica Vitti.
Esplora poi il tema delle grandi mostre e delle polemiche che spesso le accompagnarono (i «buchi» di Fontana, gli «stracci» di Burri, i décollage di Rotella) e quello del nascente mercato dell’arte, mentre alcuni artisti, proprio grazie a quelle riviste, diventavano a loro volta «divi», come l’idolatrato Picasso o l’oggi quasi dimenticato, ma allora notissimo (e ricchissimo, con tanto di Rolls Royce), Bernard Buffet.